L'ossessione di Alice Merton per la menta

A pochi giorni dall'uscita di "Mint", l'album che potrebbe incoronarla definitivamente come popstar, Alice Merton si racconta in questa intervista.

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C’è chi ama mettere radici in un posto e chi invece preferisce camminare su questa terra, migrando continuamente da un luogo all’altro.

“No Roots”, niente radici. Nessuno spazio è definitivo, nessuna casa è per sempre. Perché fermarsi quando si può essere sempre in movimento? Lei è Alice Merton, classe 1993 e questo è il suo inno. Nata in Germania, a Francoforte, da padre irlandese e madre tedesca. Un mix di culture e contaminazioni tra paesi diversi che ci fanno un po’ ricordare la bella zingara Esmeralda protagonista di “Notre Dame de Paris”. E, proprio come Esmeralda, Alice si  sposta in continuazione durante l’infanzia e l’adolescenza: ad appena tre mesi si trasferisce negli Stati Uniti, poco dopo si sposta in Canada, a 13 anni torna in Germania, poi va a vivere nel Regno Unito e, ancora, torna a casa. È una cittadina del mondo, come lei stessa si definisce. Una vita sempre in viaggio, che ha deciso di mettere in musica. Ed è da questo moto perpetuo che è nata “No Roots”. Il successo è stato esorbitante in tutto il pianeta, Italia compresa. Da cantante emergente, Alice Merton è riuscita – nel giro di breve – a occupare le vette di tutte le classifiche: di vendita, di Spotify e di Billboard, per citare solo le più importanti. Di lì a poco è uscito anche il suo primo EP, “No Roots”.

Ora Alice Merton è pronta a debuttare con il suo primo album, “Mint”, in uscita il 18 gennaio. Anche in questo caso, d’impronta rigorosamente autobiografica. Alice racconta le difficoltà che un’artista promettente e di talento deve affrontare ogni volta che si affaccia al mondo della discografia. E – in questo senso lei – ha fatto una scelta coraggiosa, perché ha deciso di presentarsi non con una major solida e conosciuta, ma con la sua etichetta: la Paper Plane Records, fondata sull’onda del successo di “No Roots”. E un chiaro omaggio al singolo “Paper Plane” di M.I.A., una delle artiste più apprezzate – e forse anche più simili – ad Alice Merton. In questo nuovo disco c’è “No Roots” e altri due singoli che la cantante ha già fatto ascoltare e apprezzare al pubblico: “Lash Out” e “Why So Serious”. Tutti i pezzi portano la sua firma, oltre che la sua voce.

All’uscita del disco seguirà un lungo tour mondiale, che però al momento non prevede tappe nel nostro Paese, dove però Alice Merton è già stata ben due volte lo scorso aprile, a Milano e a Roma. Sarà il suo banco di prova per “Mint”, il momento in cui si giocherà tutto. Ma come si dice? Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.

Abbiamo incontrato Alice Merton in occasione dell’uscita di “Mint” e abbiamo approfondito assieme a lei questo importante esordio discografico. 

mint alice merton Fonte: Ufficio stampa

Parliamo dell’album che sta per uscire e cominciamo dal titolo: “Mint”. Perché hai scelto un titolo così fresco e profumato?

Ho ragionato a lungo su quale potesse essere il titolo giusto per l’album e alla fine ho optato per questo perché penso che la menta abbia avuto un ruolo importante nella mia vita, fin da quando ho iniziato a viaggiare e ad esplorare il mondo. Di solito sono molto nervosa prima di salire sul palco e una delle poche cose che mi fanno stare bene è proprio la menta: masticare una foglia di menta, bere del the alla menta, sono tutte cose che mi rilassano. E quindi ho pensato: perché non chiamare l’album “Mint”?

L’idea della copertina invece come è nata? La posa è simile a quella della copertina di “No Roots” ma hai gli occhi coperti dalla scritta “Mint” e una foglia in bocca.

Credo che la foglia di menta in bocca rappresenti bene quello che ti ho raccontato prima, ovvero quando questa pianta ha iniziato a farmi stare meglio. Il fatto che la scritta sia al centro dei miei occhi mostra invece quanto sia personale ogni storia e ogni esperienza raccontate all’interno di questo album, perché volevo che le persone mi conoscessero fin da subito nell’aspetto più visibile, che è appunto quello della copertina.

La musica che hai fatto uscire fino ad oggi è molto autobiografica: quanto pensi che anche “Mint” prosegua in questa direzione?

Ovviamente proseguo in questa direzione ma credo che l’unica differenza rispetto all’EP è che quest’album rappresenta un po’ il mio ultimo capitolo, che trova una chiave musicale più unitaria. Ecco perché credo che la direzione musicale che sto prendendo sia molto più chiara in questo album che non nell’EP.

Della tua vita privata si sa molto poco: sei una persona timida?

Penso che non sia propriamente timidezza: sono una persona aperta e adoro conoscere nuova gente, ma ci sono semplicemente alcuni aspetti che preferisco tenere per me.

Oltre 300 milioni di stream in tutto il mondo, 150 milioni di views su YouTube, nella Top 10 di oltre 10 Paesi. Dopo un successo così incredibile, tra in sentimenti che accompagnano l’uscita di questo album non c’è anche un po’ di paura?

No, tra tutti i sentimenti direi proprio che non c’è spazio per la paura. Credo in quello che in faccio e non ho grandi aspettative per questo album: sia che diventi un successo o no, è sempre qualcosa che mi appartiene. Se sono fortunata, le persone lo apprezzeranno, altrimenti non importa.

No Roots e Lash Out sono stati entrambi grandissimi successi e ovviamente hai deciso di inserirli anche in questo album: il loro peso si sente, ma non è eccessivo. Come sei riuscita a creare un ambiente equilibrato attorno a loro, anche a livello di suono?  

In realtà sono tutte canzone abbastanza diverse in termini di sound: con “Lash Out” volevo avere un sound un po’ più deciso e rabbioso, che evidenziasse quel tipo di sentimenti, invece “No Roots” ha un suono più disteso. Credo che questo sia determinato dal diverso uso degli strumenti, per esempio quello delle chitarre e del bass: per esempio, il giro di chitarra all’inizio di “Lash Out” conferisce un’atmosfera completamente diversa di quello che fa il basso in “No Roots”.

Hai già in mente quali potrebbero essere i prossimi singoli?

Certo che li ho già in mente, ma non te lo dirò, altrimenti rovino la sorpresa. (ride)

Forse non ci hai pensato quando l’hai scritta, ma in un epoca di muri e respingimenti, “No Roots” è una canzone dalla forte carica politica.

Non mi sarei mai aspettata che quello delle radici sarebbe stato un argomento così contemporaneo, vedendo appunto quello che sta succedendo nel mondo in questi ultimi tempi. Credo sia qualcosa di normale il fatto che molte persone si muovano in giro e siano “senza radici”, è qualcosa che è diventato così comune e probabilmente è anche lo stesso motivo per cui questa canzone ha avuto un così grande successo.

Sei nata in Germania da madre tedesca e padre irlandese, hai vissuto a New York, Monaco, Londra, Berlino. Dove ti senti veramente a casa?

Ho scoperto che la mia casa è nella musica: la mia casa è nelle canzoni, nelle parole, sul palco. Ogni volta che salgo su un palco a suonare con la mia band – in qualunque Paese io mi trovi – mi sento fortunata perché è come se avessi una casa in giro.

Non hai un gran bel rapporto con le major e per questo hai fondato la tua etichetta, la Paper Plane Record, che ha prodotto anche questo album. Quale pensi sia stato il vantaggio a lavorare da indipendente, rispetto al percorso che avresti fatto in major?

Ti garantisce un sacco di libertà in più: puoi decidere tutto quello che vuoi senza bisogno di scendere a compromessi. Il problema di quando sei in una major è proprio quello – molte volte – di dover scendere a compromessi per andare nella direzione di ciò che piace alla gente. Io invece non ce la faccio, voglio sempre prendere parte alle decisioni che mi riguardano, indipendentemente da quella che sarà la reazione del pubblico.

Adesso parliamo un po’ dell’Italia, un Paese che sicuramente ti sta dando molte soddisfazioni.

Oh, me ne sta dando tantissime!

Tornerai presto qui da noi? 

Certo,  tornerò prestissimo! L’Italia è uno dei Paesi che amo più al mondo e penso di essere molto fortunata ad esser stata invitata a tutti i vostri show radiofonici e televisivi. Sarò in Italia a brevissimo: a gennaio e poi di nuovo a marzo.

C’è qualche artista italiano con cui ti piacerebbe collaborare?

Se devo essere sincera non conosco molto bene la musica italiana, per cui sarebbe difficile dirti qualche nome con cui mi piacerebbe collaborare. Di certo c’è una giovane ragazza molto brava che ho conosciuto quando abbiamo registrato la puntata di “Amici”, si chiama Emma.

Emma Marrone?

Lei, esatto! Mi piace moltissimo e sarebbe bello collaborare insieme…

Molti paragonano il tuo debutto a quello di artisti come Adele e Lorde. L’idea di arrivare ad essere una popstar di quelle dimensioni ti stimola o in qualche modo ti fa paura?

Onestamente non ci ho mai pensato, ma penso che sia qualcosa che mi stimola, piuttosto che farmi paura. Quando creo musica, non penso mai a quello che può venire dopo: diventare popolare è una conseguenza, non è il fine.

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