Bastianich "Aka Joe" racconta la sua musica: la nostra intervista

L'ha aiutato ad intergrarsi ed è stata la sua terapia: ora che esce con il primo album, Joe Bastianich ci ha raccontato la sua passione per la musica.

18 Settembre 2019

Quando lo scorso maggio, Joe Bastianich annunciò l’uscita di scena dal cast di Masterchef – di cui è stato una delle colonne portanti, dal 2011 al 2019 – in diversi avevano pensato di vederlo seduto di lì a poco al famigerato banco dei giudici di X-Factor. Così non è stato, ma la passione di Joe per la musica, che nasce e si sviluppa durante la sua adolescenza a New York, lo ha condotto ben oltre: sta infatti per uscire la sua prima release discografica, che porta il titolo di “Aka Joe”.

In continuo movimento tra l’Italia, New York e Los Angeles – un po’ per business, un po’ per passione – Joe Bastianich ha scritto parole, ricordi e melodie che sono diventate la sua personale terapia: è così che nasce questo album, registrato a Los Angeles, che propone un sound organico e dinamico in compagnia di musicisti di altissimo livello. Si spazia dal rock al blues, passando per il country americano, con momenti funky, il tutto con melodie che trovano spazio e riscontro nel panorama musicale attuale.

A pochissimi giorni dall’uscita di Aka Joe, abbiamo chiacchierato con Joe della sua passione per la musica e di come questa lo abbia accompagnato nell’arco di tutta la sua vita.

Dicono che la prima release discografica non si scorda mai, come ti senti?

Le emozioni sono decisamente forti: si tratta di un lavoro che ho partorito in tanti anni e le canzoni che ho scritto sono molto personali. Sono fiero, contento e terrorizzato allo stesso tempo.

La tua passione per la musica si fonde e si amalgama con la tua storia personale. Sei nato nel Queens e cresciuto assieme ad una scena rock e blues americana, che ha fatto da sottofondo alla tua infanzia e adolescenza. Mi racconti questa meravigliosa passione?

Sono nato da migranti italiani a New York, abbiamo sempre avuto una vita molto “italiana”: si parlava quella lingua, si mangiava quel cibo , eccetera. E come molti altri bambini figli di migranti, non volevo essere quello: volevo essere americano a tutti gli effetti. La musica – in questo senso – è stata per me l’elemento che mi ha permesso di diventare un vero ragazzo americano, ecco perchè è stata fondamentale per me e per la mia integrazione.

Questo album “Aka Joe” nasce con un irrefrenabile impeto di esprimerti.

Sì, sono narrative molto personali. Per esempio nel singolo “Joe played guitar” racconto la storia e il conflitto di questo bambino che – come ti ho detto prima – non voleva essere di origini italiane, ma voleva diventare una star del rock’n’roll. Altre poi sono storie d’amore, di passone, di famiglia: racconto addirittura di mia nonna. E poi ancora argomenti sociali, per esempio il tema delle armi in America, un problema molto attuale.

Se c’è un elemento che accomuna la musica e la cucina, questo è la passione. 

La cucina per me e la mia famiglia è sempre stata un lavoro, un lavoro povero di migranti, in cui sono cresciuto e ho avuto successo, ma rimane pur sempre un lavoro, anche se condito con la passione. Invece la musica è una passione vera, pura. E’ un’espressione completamente personale ed emozionale.

Ci sono altri elementi che secondo te accomunano queste due arti? 

Ti direi il vino, che è per me un’espressione emozionale, come la musica. Io produco un vino bianco, che porta il mio cognome, con un uvaggio che creo io di anno in anno. E quel vino è molto personale, collegato alla mia storia e alla mia famiglia, infatti dico sempre che assaggiarlo equivale a conoscermi meglio. Allo stesso modo, ascoltare questo disco equivale a conoscermi meglio. Se poi fai tutti e due, hai fatto bingo.

In che modo la musica è per te terapeutica?

Io normalmente scrivo libri, vado in televisione e sono un personaggio pubblico. In questa occasione riesco invece a raccontare me stesso senza filtri, in maniera personale e molto intima.

Parliamo un attimo della cover: inizialmente avevo pensato a Mr. Brainwash. Invece l’ha realizzata TVboy, un artista italiano divenuto molto famoso ultimamente.

E’ venuto ospite ad un programma televisivo che ho fatto, siamo diventati amici e mi è piaciuta molto la sua arte. Gli ho chiesto di fare una copertina che fosse ispirata alla nostra amicizia e così ha fatto.

Com’è invece il Joe Bastianich ascoltatore: cosa troviamo nella tua playlist?

Un po’ di tutto, trovi in particolare molto della tradizione blues e country americana: Neil Young, i Rolling Stones o anche i grandi classici del country come Townes Van Zandt e Gram Parsons, fino ad artisti contemporanei come Fantastic Negrito e i Wilco.

Il rap ti piace?

Moltissimo, frequento tanto le jam session a New York e la tendenza attuale è quella di abbinare il jazz all’hip-hop, che nell’improvvisazione diventa qualcosa di fantastico. Io non lo suono, ma sono molto stimolato da questo tipo di contaminazione.

Dopo Masterchef, a questo punto manca solo di vederti in giuria ad XFactor.

Vedremo, vedremo…

 

 

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