Come nasce un tormentone? Lo abbiamo chiesto a Leroy Gomez

Leader dei Santa Esmeralda e autore di “Don't Let Me Be Misunderstood”, Leroy Gomez è una delle persone più indicate per raccontare come nasce una hit

16 Luglio 2018

Tutti siamo abituati a convivere con i tormentoni musicali che, in un modo o nell’altro, ci rimangono perennemente nell’orecchio. Ma vi siete mai domandati come nascono? Noi lo abbiamo chiesto a Leroy Gomez, il papà dei Santa Esmeralda e dell’intramontabile hit “Don’t Let Me Be Misunderstood”.

Non importa quanti anni avete o che tipo di musica ascoltate: se qualcuno vi urlasse dall’altro lato della strada “I’m just a soul who’s intentions are good”, voi rispondereste senza ombra di dubbio “Oh Lord, please don’t let me be misunderstood”. Con tanto di cenno all’indimenticabile balletto, magari.

Vi siete mai chiesti perché? Il motivo è che ci troviamo davanti al re dei tormentoni: il brano dei Santa Esmeralda che, dal 1977, è ciclicamente tornato al cinema, in televisione, nelle radio. Leader del gruppo è stato appunto Leroy Gomez, un’artista già conosciuto nel panorama musicale come sassofonista di Elton John.

Come sono nati i Santa Esmeralda? Anche la loro storia – proprio come il loro singolo di successo – è stata frutto di un colpo di fortuna a Parigi. L’incontro tra un giovanissimo Leroy Gomez e i compositori Nicolas Skorsky e Jean Manuel de Scarano ha dato vita a un album di debutto, “Don’t Let Me Be Misunderstood”. Se molti gruppi – prima di decollare – hanno bisogno di qualche anno di rodaggio, questo non è successo ai Santa Esmeralda, investiti da una popolarità senza precedenti al primo tentativo. Un disco d’oro e un successo internazionale incredibile li ha consacrati come una delle band migliori degli anni ’70 e ’80. I Santa Esmeralda si sono poi sciolti nel 1981, dopo pochissimi anni di attività: sono forse uno dei gruppi meno longevi sul panorama musicale ma anche uno di quelli più conosciuti al mondo.

La passione per la musica di Leroy Gomez è nata a soli 14 anni, quando insieme a degli amici ha fondato la prima band. Il suo primo successo non è stato – come molti pensano – “Don’t Let Me Be Misunderstood” insieme ai Santa Esmeralda, ma “Here We Go Around” da solista.

Leroy Gomez ha da poco realizzato con l’etichetta italiana IRMA Records anche una nuova versione di “Gloria”, contenuta nello stesso album. La canzone è disponibile su iTunes e su tutte le piattaforme digitali e il video (di cui si parla anche dentro l’intervista) è possibile trovarlo a questo link.

gloria

Come nasce – quindi – un tormentone? Scopriamolo direttamente nelle parole di Leroy Gomez.

Iniziamo con alcuni dati: 5 milioni di copie dell’album vendute in pochi mesi, 48 dischi d’oro e 42 platino. “Don’t Let Me Be Misunderstood” è stato un successo preannunciato o è vi è – in qualche modo – esploso tra le mani?

Non penso sia possibile andare in studio e prevedere in anticipo il successo di una canzone, soprattutto un risultato di questa grandezza. Che ci crediate o no, la canzone non è mai stata ufficialmente pubblicata dalla casa discografica. L’album sarebbe dovuto uscire nell’autunno del 1977. Era il 31 giugno del 1977 e un giovane ragazzo che si occupava di promozione musicale, il cui compito era trascorrere l’estate viaggiando in lungo e in largo la Francia per tutte le principali discoteche che promuovevano nuove uscite, si è trovato un giorno a camminare lungo il corridoio della Phonogram Records e ha sentito che “Don’t Le Me Be Misunderstood” veniva ascoltato nell’ufficio dei vertici. Ha aperto la porta e chiesto quale fosse questa canzone con uno stile così innovativo; gli è piaciuta a tal punto da chiedere se poteva portare con sé 50 copie dell’album e vedere se funzionava anche nei club. Il presidente dell’etichetta ha acconsentito, è andato al magazzino e ha preso 50 copie affinché il ragazzo le presentasse ai maggiori DJ nei club chiave, dato che lui lavorava anche con la radio francese che creava le migliori hit da discoteca. Dal 15 luglio “Don’t Le Me Be Misunderstood” era in cima alle classifiche in Francia, alla numero uno. E questa tendenza si è diffusa come il fuoco in tutta Europa: in poche settimane siamo stati tra i primi in Europa e la hit ha iniziato a diffondersi a breve in tutto il mondo. Conoscere uno potrebbe aver protetto una cosa del genere.

Ti sei mai chiesto quale fosse l’alchimia che ha reso “Don’t Le Me Be Misunderstood” una hit così famosa in tutto il mondo?

Per me le chiavi che più delle altre hanno influito sul successo della canzone sono state l’arrangiamento di Don Ray (Raymond Donez), la chitarra flamenca di Jose Suc e il lavoro di chitarra elettrica di Slim Pezin. Tutti gli altri musicisti erano fantastici, ma questi elementi mi hanno dato l’ispirazione per riordinare la melodia di questo classico di Nina Simone e degli Animals. Il beat di flamenco era così diverso dall’originale che mi sono sentito libero di cantare la canzone a modo mio, creando quindi una nuova melodia.

Come hai detto poco fa, “Don’t Let Me Be Misunderstood” è una cover di Nina Simone, cantante e attivista impegnata nella battaglia per i diritti civili. Quando Nina era in vita, non ha ottenuto un grande riconoscimento nel mondo della musica, per questo ti chiedo: la riproposizione di una sua canzone è stata solo una coincidenza o volevi in qualche modo rendere giustizia al talento di un artista così grande?

È vero che Nina era una delle cantanti più importanti di tutti i tempi, ma è stata davvero solo una coincidenza. L’idea di registrare una nuova versione di “Don’t Let Me Be Misunderstood” in stile Disco-Flamenco è venuta a un mio amico, Sam Choueka. I produttori Nicola Skorsky e Jean Manuel Du Scarano fecero una demo con Sam che cantava la canzone, ma non era venuta così bene. Così i produttori contattarono Don Ray (Ramond Donez) per ritirare gli arrangiamenti e Don a sua volta ha contattato tutti gli altri grandi musicisti che ho menzionato prima, per fare la session. Il resto è storia.

Era il 1977 e il pezzo in questione dura quasi 8 minuti. Pensi che una canzone così lunga potrebbe diventare un successo oggi?

Credo che oggi questo sarebbe impossibile. Negli anni ’70 la tendenza di produrre canzoni lunghe è iniziata con Donna Summer e Giorgio Moroder, penso ad esempio a “I Love To Love You Baby”. Stavamo andando sempre di più verso questa tendenza e con il tempo ha funzionato: non contava tanto la lunghezza della creatura, piuttosto contava quanto tempo si riusciva a far ballare la gente in pista. E tra l’altro, “Don’t Let Me Be Misunderstood” all’inizio non durava 8 minuti ma 14 e la gente ballava fino alla fine…almeno ho dato al DJ la possibilità di bere qualcosa e parlare un po’ con le ragazze nel frattempo! (ride)

Pensi che la scelta di Quentin Tarantino di includere questa hit in una delle scene più famose di “Kill Bill” abbia in qualche modo revitalizzato la canzone?

Sicuramente! Kill Bill ha introdotto la canzone a un’intera nuova generazione. Spesso ora, quando faccio i miei spettacoli in giro per il mondo, tanti giovani si avvicinano a me e dicono che amano la canzone di “Kill Bill” e questo mi rende felice soprattutto perché sono stato io a fare l’accordo con Quentin. Come è successo è una storia molto lunga e dobbiamo tenercela buona per un’altra intervista. (ride)

Abbiamo visto che è appena uscito un remake del brano “Gloria”, contenuto nello stesso album. È in qualche modo la rivincita di questa canzone, oscurata dall’incredibile successo di “Don’t Let Me Be Misunderstood”?

Non la definirei una rivincita, piuttosto una grande idea del mio produttore Joe Vinyle. Joe mi ha contattato l’anno scorso e voleva che andassi subito in studio a riprendere Gloria con Robert-Eno e la Relight Orchestra e Aax Donnell, la cantante di “Long Train Running”. È stato molto divertente ri-cantare la canzone con un groove così nuovo e diverso. Ho avuto la possibilità di suonare il sassofono, che penso abbia dato alla pista un’identità completamente nuova. La nuova versione di Gloria ci è sembrata così buona che abbiamo deciso di girare il video insieme al mio migliore amico Rachid Ferrache ed è stato molto divertente. Abbiamo persino trovato la ragazza perfetta per interpretare la parte di Gloria, Oceane Angeline. Lei è francese ma nata da genitori italiani ed è stato divertente lavorare con lei. Penso che tutti quelli che prenderanno un po’ di tempo per guardare il video vedranno che è stato realizzato con molto amore dal cast e da tutti coloro che sono stati coinvolti.

Intervista a Leroy Gomez Fonte: Getty Images

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