Da Jake La Motta a Muhammad Ali, sono tanti i pugili che hanno ispirato il cinema e che, una volta appesi al chiodo i guantoni, sono stati chiamati da registi e produttori per raccontare la loro storia sul grande schermo.
Si parte da James J. Braddock, divenuto il simbolo di una nazione durante la Grande Depressione. Celebrato nel film “Cinderella Man” di Ron Howard, Braddock era un operaio che lavorava al porto e, spinto dalla crisi economica, fu costretto a salire sul ring diventando, nel 1935 Campione del Mondo dei Pesi Massimi. Arriva dalla fine dell’Ottocento invece la leggenda di James J. Corbett, il pugile gentiluomo che creò le moderne regole del pugilato e che venne celebrato nel film “Il sentiero della gloria”.
Denzel Washington ha prestato il volto a Rubin ‘Hurricane’ Carter, pugile afroamericano che all’apice della fama venne arresto dalla polizia e accusato ingiustamente di omicidio. Dopo una lunga detenzione tornò libero nel 1985 grazie alla sua biografia scritta mentre era in carcere. La straordinaria storia di Muhammad Alì ha invece ispirato l’omonimo film di Michael Mann che racconta gli incontri del pugile sul ring, ma anche le battaglie politiche, il rifiuto del Vietnam e la conversione all’Islam.
Fra i film più famosi di sempre troviamo “Toro Scatenato”, nato dalla collaborazione tra Martin Scorsese e Robert De Niro, quest’ultimo interpreta ascesa e declino di Jake La Motta, un pugile del Bronx passato alla storia per le sue imprese, per il carattere non semplice e la capacità di svelare i legami fra la malavita e lo sport. Era il 1975 quando Sylvester Stallone, allora uno sconosciuto, assistette ad un incontro sul ring fra Muhammad Alì e Chuck Wepner, un pugile poco noto e non troppo forte. L’attore rimase colpito dalla resistenza di Wepner e dalla sua forza di volontà, così decise di scrivere, proprio intorno alla sua figura, la storia di Rocky Balboa.