La Giornata Mondiale dell’Acqua è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, ormai 25 anni or sono. Sul nostro pianeta, si stima che siano presenti circa 1,4 miliardi di chilometri cubi d’acqua, di questi circa il 97,5% è composto da acque salate. Di quel che resta il 70% si trova allo stato solido e costituisce i ghiacci polari. Secondo questi numeri, rintracciabili sul sito ufficiale (http://www.worldwaterday.org/), 10 milioni di chilometri cubi sono presenti nelle falde sotterranee di tutto il mondo.
Quello che ne deriva, per quanto semplice e banale, è che le risorse idriche del nostro pianeta non sono infinite, né così facilmente accessibili o reperibili.
Per questa ragione, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha voluto porre un’attenzione particolare nei confronti delle acque reflue. Risulta evidente come una rioganizzazione dei sistemi, il riammodernamento o la creazione di nuove reti siano necessarie proprio per soddisfare il fabbisogno della popolazione.
Nel mondo, 923 milioni di persone non hanno accesso a fonti di acqua potabile sicura: 319 milioni di abitanti dell’Africa Sub-Sahariana (il 32% della popolazione), 554 milioni di asiatici (il 12,5% della popolazione), e 50 milioni di sudamericani (l’8% della popolazione) non hanno accesso a fonti di acqua potabile sicura. Lo rivela il Consiglio Mondiale dell’Acqua (World Water Council – WWC).
Tra queste regioni, la Papua Nuova Guinea ha la disponibilità minore (solo il 40% degli abitanti ha accesso a fonti di acqua pulita). Seguono la Guinea Equatoriale (48%), l’Angola (49%), il Ciad e il Mozambico (51%), la Repubblica Democratica del Congo e il Madagascar (52%), e l’Afghanistan (55%).
Non è affatto casuale, l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite: il Consiglio Mondiale dell’Acqua chiede a tutti i governi di focalizzarsi sui problemi legati alle risorse idriche e di stanziare una parte cospicua della loro spesa per garantire a tutto il pianeta l’accesso a fonti di acqua sicura.