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L’abbuffata mentale ti aiuterà a perdere peso più facilmente

Uno studio ha dimostrato che il desiderio di mangiare può diminuire grazie all’immaginazione, ecco perché.

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Con le feste agli sgoccioli e gennaio ormai cominciato, i buoni propositi che hanno riempito le nostre agende a fine anno pretendono l’attenzione che abbiamo promesso loro. E tra le priorità del momento, considerate le concessioni che ci siamo fatti a tavola nelle ultime settimane, rimettersi in forma è in cima a molte liste. Non è raro, infatti, che proprio le porzioni abbondanti e i peccati di gola a cui abbiamo ceduto per Natale e Capodanno (e aggiungiamo anche l’Epifania) ci faccia ritrovare sulla bilancia qualche chiletto di troppo.

Correre ai ripari, dunque, diventa un impegno che comincia con qualche rinuncia nell’alimentazione e il ritorno il palestra. Rigorosamente dal lunedì successivo. Eppure, esiste un’abbuffata che promette, secondo uno studio autorevole, di perdere peso senza dover privarsi del piacere di qualche dolcezza tutta da gustare. Ma dimenticatevi dei pranzi e dei cenoni con parenti e amici: quella di cui vi parliamo è un’abbuffata mentale che sazierà ogni languorino e aiuterà anche a evitare di cedere alle tentazioni (quelle reali).

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista specializzata ‘Science’ nel dicembre 2010 e merita senza dubbio attenzione. Dall’indagine è emerso, infatti, che sognare di gustare un pacchetto di caramelle e dolciumi sarebbe di sostegno al processo di dimagrimento in quanto aiuterebbe a mangiare meno. Sta ‘tutto nella mente’ – come titola l’estratto dello studio consultabile online –e, prosegue il testo, “la diminuzione della risposta edonica può essere indotta anche dall’aver immaginato di mangiare la prima tavoletta di cioccolato”.

Ai soggetti coinvolti nello studio, infatti, è stato chiesto di immaginare di mangiare in maniera ripetitiva quantità di caramelle o formaggio. I risultati hanno mostrato una diminuzione dei consumi nel momento in cui agli stessi soggetti venivano offerti da mangiare effettivamente  i cibi precedentemente immaginati. Ovvero, “l’assuefazione a un alimento può verificarsi anche quando il suo consumo è semplicemente immaginato”. Provare per credere.

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