L’antenato del Green Pass ha cinque secoli

Adottata da Venezia nei casi di epidemia, la ‘fede di sanità’ può essere considerata l’antenato del certificato vaccinale.

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Chi pensa che il Green Pass sia un’invenzione di questi tempi, ahinoi, difficili dovrà ricredersi perché già nel XV secolo esisteva un documento analogo. Era la cosiddetta ‘fede di sanità’, un’attestazione di buona salute ampiamente utilizzata in quel di Venezia. Sul territorio della Serenissima, infatti, si richiedeva questo lasciapassare in tutti i casi di epidemie e pestilenze.

Oggi come ieri, dunque, il passaporto sanitario serviva per ridurre la circolazione dei virus e contenere il contagio negli spostamenti tra uno Stato e l’altro. Venezia, in questo senso, è stata considerata storicamente la soglia tra Oriente e Occidente, quindi il bisogno di difendere la città era una vera e propria urgenza. E l’attenzione  non era solo di natura militare ma anche igienico-sanitaria visti i rapporti commerciali costanti e le rotte che attraversavano Europa e Asia.

Così, già a partire dalla fine del Quattrocento, Venezia istituì una magistratura che si occupasse di definire gli interventi necessari a difesa della salute cittadina. Un ministero che divenne permanente e il cui ruolo era particolarmente importante nei periodi in cui la peste infuriava. Come spiega National Geographic, il ricorso alla certificazione per muoversi sul territorio fu una delle misure più diffuse e più lungamente utilizzate.

La ‘fede di sanità’ assicurava che chi metteva piede nelle province venete non avrebbe trasmesso il morbo alle genti sane. Via mare, poi, si ricorreva alla ‘patente di sanità’, che aveva esattamente la medesima funzione. Il documento riportava provenienza e arrivo, generalità del viaggiatore, eventuali merci o animali trasportati e, nel complesso, tutte le caratteristiche utili alla sua riconoscibilità.

Alle guardie e ai delegati nei punti di passaggio – posti all’ingresso della città, nei porti, lungo i confini dello Stato – spettava, infine, il compito di verifica del certificato. E in caso di irregolarità o violazione delle norme, le pene previste potevano essere molto severe sino alla pena di morte.

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