Lele Mora: "Olindo Romano e Rosa Bazzi sono innocenti"

Lele Mora rivela di essere stato in carcere con Olindo Romano e Rosa Bazzi, ma soprattutto è convinto che siano innocenti

9 Maggio 2017

Lele Mora torna al centro del gossip con alcune dichiarazioni molto forti su Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due coniugi accusati di essere gli autori della strage di Erba. L’ex agente dei vip infatti ha rivelato di essere stato in carcere insieme a Olindo e Rosa, i due coniugi condannati per aver ucciso quattro persone, loro vicini di casa.

“Quando passavo davanti alla sua cella, in carcere, Olindo Romano mi guardava in modo strano – ha raccontato Lele Mora -. Secondo me Olindo e sua moglie non sono colpevoli. Da come tu guardi le persone negli occhi, te ne accorgi. Spero che gli vada bene il ricorso che hanno fatto. Secondo me l’amore che hanno tra loro due è talmente forte che si sono presi tutte le colpe che magari non hanno”.

“Sono innocenti a mio avviso – ha spiegato l’ex agente dei vip -, glielo leggo negli occhi. Non voglio dar colpe alla magistratura, qui può darsi che ci siano state delle situazioni strane e che non se ne siano accorte. Io e Olindo eravamo entrambi in isolamento, ci incrociavamo quando andavo al colloquio o dall’avvocato”.

Lele Mora ha poi descritto la vita di Olindo Romano e Rosa Bazzi in carcere: “Quando passavo lo vedevo, ogni 15 giorni aveva il colloquio con la sua Rosa – ha svelato -, si faceva sempre bello, si preparava, viveva solo per incontrare la moglie. Mi faceva molta tenerezza. Era molto triste. Una volta gli hanno dato da fare le pulizie, lo vedevi che era un uomo che aveva voglia di mangiare, io non prendevo mai quello che passava il carcere, dicevo di darlo a lui. Io mangiavo pochissimo e mangiavo cose che mi compravo. Ero diventato magro magro, molto piccolo. Lui invece era diventato molto più grasso. E quando passava, che faceva lo scopino, col permesso della guardia gli dicevo yoghi, lo chiamavo così, vieni qui che ti do una merendina. Anche il cappellano del carcere era convinto che fosse innocente”.

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