È mistero in Perù dove nel lago Titicaca sono state trovate morte 10mila rane. Il fenomeno inspiegabile ha allertato le autorità locali e gli ambientalisti, convinti che la morte di tutti questi animali sia il sintomo di qualcosa di molto grave. Secondo molti infatti all’origine della morte delle 10mila rane nella zona Sud del paese ci sarebbe l’inquinamento delle acque del fiume che sbocca nel lago.
Il Comitato contro l’inquinamento del fiume Coata ha puntato il dito contro le autorità peruviane, spiegando all’agenzia di stampa AFP come non fossero riuscite a risolvere un grave caso di inquinamento. “Non hanno idea di quanto grave sia l’inquinamento. La situazione è esasperante” ha spiegato Maruja Inquilla, leader degli ambientalisti, che ha organizzato una protesta a Puno, capoluogo regionale, per richiamare l’attenzione su quanto sta accadendo. “Ho dovuto portare le rane morte. Le autorità non si rendono conto di come stiamo vivendo” ha raccontato.
Sul caso sta ora indagando il Servicio Nacional Forestal y de Fauna Silvestre (Serfor) che con un comunicato ha spiegato: “in base alle dichiarazioni dei residenti e ai campioni raccolti si ipotizza che oltre 10mila rane siano state colpite dalla moria in un raggio di circa 50 chilometri”. L’episodio è decisamente preoccupante, soprattutto perché le 10mila rane morte appartengono ad una specie molto rara nota con il nome di rana-scroto d’acqua e considerata a rischio di estinzione.
Queste particolari rane acquatiche infatti vivono solamente nel lago Titicaca situato fra Perù e Bolivia, dove, secondo gli scienziati, la loro presenza è diminuita dell’80% in sole tre generazioni. Non solo: le rane sono anche uno degli alimenti consumati principalmente dalla popolazione locale, nonostante vivano in acque inquinate. A contribuire alla loro estinzione poi, oltre all’inquinamento e alla mano umana, è intervenuta anche la trota americana, che si ciba delle sue uova.