Tutto vero: Moccia a processo per 'Scusa ma ti chiamo amore'

Federico Moccia è finito sotto processo con l’accusa di aver evaso le tasse, gonfiando le spese del suo film “Scusa ma ti chiamo amore”

21 Dicembre 2016
Fonte: Facebook

Non si tratta, come si era pensato all’inizio, di una bufala, ma è tutto vero: Federico Moccia è stato accusato di aver evaso le tasse per il suo film “Scusa ma ti chiamo amore”. Secondo il pm Mario Dovinola, lo scrittore e regista avrebbe gonfiato le spese di lavorazione del film con lo scopo di evadere le imposte, indicando nella sua dichiarazione dei redditi delle prestazioni mai ricevute. Il reato a cui fa riferimento la procura risale al 2007-2008, quando Federico Moccia non avrebbe versato nelle casse dello stato oltre un milione e quattrocento mila euro. Una cifra particolarmente alta, che ha portato l’autore di “Tre metri sopra il cielo”,  in tribunale. Durante il processo Moccia si è difeso spiegando che “in un procedimento simile sono già stato assolto, come provano anche gli assegni a riscontro dei pagamenti”.

Era il 2007, quando Moccia decise di portare al cinema il film “Scusa ma ti chiamo amore”, tratto dal suo omonimo romanzo. Protagonisti del film Raoul Bova e Michela Quattrociocche, nei panni di Alex e Niki, impegnati a vivere una relazione contrastata. Per il film il regista avrebbe richiesto l’assistenza della MR Trade e della Emmebi srl, che avrebbero effettuato delle interviste in tutta Italia a persone di diversa età, che sarebbero poi servite a Federico Moccia per la pellicola.

Queste prestazioni però non convincono i pm, secondo cui le fatture presentate da Moccia sarebbero servite solamente per evadere le tasse. La Guardia di Finanza, dopo una serie di controlli, non è riuscita a risalire alla sede delle società o, per meglio dire, vi ha trovato solamente degli uffici vuoti. Il pm Gianluca Mazzei nel corso del processo ha chiesto spiegazioni a Moccia anche riguardo alcune fantomatiche ricerche di mercato che sarebbero costate 444 mila euro. “Non ricordo, c’era un contratto” ha risposto Moccia, che ora attende la sentenza a inizio maggio.

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