Fonte: Media

Operazione Mincemeat, come un senzatetto ha cambiato le sorti della grande guerra

Un piano senza precedenti ha cambiato le sorti della guerra e lo sbarco in Sicilia: la seconda identità di un senzatetto imbroglia i nazisti

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La Campagna d’italia, che ebbe come fondamentale punto di partenza lo sbarco a Licata tra 9 e 10 luglio 1943, ha avuto delle origini particolarmente oscure e poco conosciute. La conquista dell’isola e poi la “risalita” lungo la spina dorsale del paese da parte degli alleati fu possibile solo grazie ad un abile stratagemma architettato nella primavera dello stesso anno.

Il 30 aprile alcuni pescatori ritrovarono nel Golfo di Cadice il cadavere di un militare straniero, con tanto di documenti, relativi ad un ufficiale di nome William Martin, e oggetti personali. Essi lo consegnarono all’autorità portuale di Huelva: l’uomo indossava l’uniforme della Royal Navy, un giubbotto di salvataggio riconducibile alla Royal Air Force e alcune lettere indirizzate agli alti ufficiali dell’esercito. Iniziava quella che poi verrà definita “operazione Mincemeat”.

Uno stratagemma ben architettato

La borsa e tutti i documenti, finiti nelle mani di un agente segreto nazista, tornarono poi nelle mani del vice-console inglese a Huelva il 13 maggio. Il contenuto delle buste, che era stato visionato dai tedeschi, era stato appositamente riportato nelle condizioni originali in modo tale da non destare sospetti: dalle missive si poteva capire come gli alleati stessero fingendo di approcciarsi ad uno sbarco in Sicilia per dirigersi in realtà verso la Grecia.

Ma gli agenti inglesi, essendosi accorti che le buste erano state aperte e poi richiuse, inviarono un messaggio in codice a Winston Churchill: “carne trita inghiottita con canna, lenza e piombino”. La polpetta o carne trita, in inglese appunto “mincemeat“, era stata ingoiata inconsapevolmente dai tedeschi. L’uomo ritrovato dai pescatori era in realtà un senzatetto gallese, di nome Glyndwr Micheal, morto per aver ingerito del veleno per topi, che causa un rigonfiarsi dei polmoni rendendo così il suo decesso simile alla morte per annegamento.

I dettagli dell’operazione

Ewen Montagu e Charles Cholmondeley della Naval Intelligence Division progettarono un piano astuto, delineato nei minimi dettagli: i documenti furono creati dal nulla, mentre le difficoltà a reperire una foto del soggetto fu risolta utilizzando il volto di un’altra persona che gli somigliava. Le lettere nella finzione erano indirizzate al comandante del 18º Gruppo di Armate Harold Alexander e all’ammiraglio Cunningham, comandante navale alleato del Mediterraneo: soggetti ben conosciuti dai nemici e quindi verosimili destinatari.

La Sicilia veniva indicata come un finto obbiettivo al posto della Grecia (“Operazione Husky“) e inoltre era accennato un altro attacco simultaneo nel mediterraneo (“Operazione Brimstone“). Per rendere ancora più credibile il tutto il 4 giugno sul Times uscì il necrologio del finto ufficiale.

Depistaggi a buon fine: una vittoria d’astuzia

Queste azioni furono accompagnate da depistaggi secondari come un intenso traffico radio falso ed un’operazione diplomatica pubblica in Turchia affinché entrasse in guerra. La Turchia, infatti, era un tassello importante per arrivare alla penisola ellenica e questo avvicinamento avrebbe spinto le alte gerarchie naziste ad abboccare all’esca.

Le conseguenze di questa “recita” furono decisive per conquistare Pantelleria e poi tutto il resto della Sicilia. Qui rimasero solo le truppe di Kesselring, mentre alcune divisioni prima presenti sull’isola si spostarono verso Grecia, Sardegna e Corsica. Ewen Montagu riportò i dettagli dell’operazione nel suo libro “The man that never was”; ancora oggi la tomba di Glyndwr Micheal è presente nel cimitero La Soledad di Huelva: su di essa viene ricordato che “servì come maggiore William Martin nei Royal Marines”.

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