È bianco, morbido ed è una star del web! Stiamo parlando dell’orsetto polare dell’Hellabrunn Zoo a Monaco di Baviera. Il cucciolo ha solo 14 settimane, ma è già l’idolo dei bambini e, forse consapevole della sua fama, strizza l’occhio ai fotografi.
L’immagine in cui è in piedi mentre fa l’occhiolino hanno fatto il giro del web e sui social tutti parlano di lui. L’orsetto polare è il terzo cucciolo nato da Giovanna, una femmina di orso polare ospite dello zoo di dieci anni. Il piccolo non ha ancora un nome e presto saranno i bambini ospiti dello zoo a sceglierlo, ma con la sua dolcezza e il suo modo di fare ha già attirato l’attenzione di tutti. Tutt’altro che pauroso, ma, al contrario, curioso e intraprendente, l’orsetto adora farsi fotografare e si mette addirittura in posa davanti ai fotografi.
Gli scatti che lo immortalano mentre fa l’occhiolino hanno fatto il giro del mondo e incrementato la fama (e i visitatori) dello zoo in cui è ospite. Tre anni fa l’Hellabrunn Zoo aveva accolto altri due orsetti, i gemellini, Nela e Nobby, che nel 2016 sono stati spostati in un altro zoo.
Il cucciolo si prepara quindi a diventare una star indiscussa, forte anche del suo carattere gioioso e della propensione a farsi notare. E dopo il suo occhiolino ai fotografi in tanti sono pronti a giurare che sia lui il nuovo Knut. L’orsetto polare era nato nello zoo di Berlino nel 2007 e in breve tempo era divenuto la mascotte della struttura e una celebrità in Germania. Nato in cattività e rifiutato dalla madre, Knut era stato allevato dai responsabili dello zoo e aveva attirato turisti e curiosi da tutto il mondo, facendo nascere quella che è stata ribattezzata la “Knutmania”.
Il piccolo aveva posato con Leonardo di Caprio, in suo onore erano stati ideati diversi gadget, mentre lo zoo berlinese aveva visto le sue visite aumentare del 30 per cento. La sua morte, sopraggiunta nel 2011, ha commosso tutta la Germania e il mondo intero.
Per scoprire cosa gli fosse realmente accaduto un gruppo di ricercatori ha persino realizzato una ricerca ad hoc, giungendo alla conclusione che Knut soffrisse di una malattia auto immune al cervello.