Pagella di scuola, sai chi l’ha inventata? Non ci arriverai

Dall’etimologia del termine al temutissimo foglio di carta da cui dipende il destino degli alunni.

13 Giugno 2022
Fonte: 123RF

L’ultima campanella scolastica, quella che sancisce la fine delle lezioni prima delle vacanze estive, porta sempre con sé quel misto di gioia e un pizzico di nostalgia. Perché mentre si guarda al divertimento e al riposo a venire, chi è all’ultimo anno sente già salire in gola il sentimento di mancanza della classe e dei compagni, di giorni che si ricorderanno anche da adulti. Ma c’è un altro pensiero che frulla nella testa degli studenti all’ultimo giorno, ed è quello della pagella.

Voti, crediti, valutazione sono, infatti, al centro dei timori di chi magari è in bilico fra promozione e bocciatura. Quel fatidico foglio di carta, che decide di quello che succederà nel settembre successivo, è un momento fondamentale nei ricordi di tutti. La sua storia è assai curiosa, a partire proprio dall’etimologia. Il termine ‘pagella’ è il diminutivo del termine latino per ‘pagina’, e letteralmente in italiano sarebbe da tradurre come ‘piccola pagina’, ‘paginetta’. Piccola ma temutissima.

Questi fogli, nella Roma antica non avevano nulla a che fare con la valutazione degli scolari, legame che invece risale al tempo del Sacro Romano Impero di Giuseppe II d’Asburgo-Lorena. Fu lui, infatti, nel 1783 a introdurre per la prima volta nel sistema scolastico la pagella come la si intende oggi. Nel nostro Paese entrò in uso nel secolo successivo e divenne strumento di valutazione ufficiale degli studenti solo nel corso del XX secolo: la ‘data di nascita’ della pagella è il 20 giugno 1926.

Fu, quindi, un regio decreto a imporre la pagella in tutte le scuole d’Italia, in un unico modello che ogni famiglia era tenuta a comprare in tabaccheria per 5 lire. Questo primo documento presentava, sotto lo stemma reale che campeggiava in testa, i vari giudizi in forma di valutazione e non come numero. Era un modo, in epoca fascista, per formare i ragazzi affinché assorbissero fin da bambini i principi del regime. Da allora, le scuole – tra mille riforme, cambiamenti e digitalizzazione – non hanno più abbandonato quella vecchia pagina di fine anno.

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