Parlare nel sonno, ecco la parola che viene detta più spesso

È capitato a tutti noi di parlare nel sonno, ma sapete cosa diciamo più spesso e perché: l’interessante scoperta sul sonniloquio

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Che siano incubi o sogni troppo emotivi, a tutti noi almeno una volta nella vita è successo di parlare nel sonno: spesso non abbiamo memoria, i nostri partner, però, se hanno il sonno leggero possono ricordare ciò che diciamo e aiutarci a ricostruire l’evento onirico che ci ha destabilizzati durante la notte (ecco 7 cose bizzarre che succedono mentre dormiamo senza che ce ne rendiamo conto).

Prima di scoprire cosa siamo portati a dire più frequentemente, è bene ricordare che questo disturbo del sonno è innocuo (sai a cosa serve veramente il sonno?), talvolta associato al bruxismo e alla tensione della mascella e che succede quando soprattutto durante la giornata non siamo riusciti a esprimere verbalmente un pensiero, una emozione, una posizione facendo sì che nel subconscio rimanga traccia di questo “materiale irrisolto“.

Un interessante studio condotto dai ricercatori del Pitié-Salpêtrière Hospital, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Sleep, hanno indagato i termini utilizzati maggiormente nei sonniloqui e la conclusione a cui sono giunti è tutto fuorché scontata.

Alla ricerca hanno preso parte 232 soggetti: 129 presentavano disturbi del sonno nella fase REM, 87 persone erano affette da sonnambulismo, 15 persone non avevano alcun problema e una persona soffriva di apnee notturne.

Nel corso dello studio sono state registrate 833 tracce sonore, il 59% delle quali rappresentato da lamenti, urla, sussurri non del tutto comprensibili. Per il resto delle parole pronunciate durante il sonno, quella più ricorrente (parliamo del 21,4% dei casi) è stata “no”, seguita da domande, subordinate e nel 9,7% parolacce.

Gli esperti hanno spiegato che tanta negatività durante il sonno potrebbe essere una sorta di allenamento alle sfide, allo stress e agli ostacoli che ci troveremo ad affrontare nella vita vera: è come se il cervello volesse tenerci pronti, quando ci svegliamo, a non sottovalutare situazioni pericolose o nemici potenziali.

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