La Santa Pasqua è ormai dietro l’angolo e questo vuol dire che in molte case è tempo di preparare la pastiera. Già, ma quando esattamente la si dovrebbe preparare? Stiamo parlando di un dolce, buonissimo, che fino a una decina di anni fa era molto più frequente trovare solo al Sud Italia, specialmente in Campania. Piano piano, però, anche al Nord si sono accorti con molto piacere della prelibatezza che arrivava sulle tavole dei napoletani e di chi, trafseritosi in “alta Italia”, portava avanti le tradizioni gastronomiche del paese d’origine. Non stupisce, dunque, che anche le pasticcerie si siano adeguate e propongano praticamente in ogni parte d’Italia la pastiera per festeggiare la Pasqua. Certo, poi i risultati non sono sempre all’altezza dell’originale, ma questo è un altro discorso.
C’è un giorno, dicevamo, in cui la tradizione stabilisce che vada fatta la pastiera? Ogni casa ha le sue tradizioni e diciamo anche che le famiglie, impegnate come sono tra lavoro, casa e figli da gestire, si mettono ai fornelli semplicemente quando hanno un po’ di tempo libero. Molti sono soliti preparare questo dolce nel “giorno del grano”, ovvero il giovedì, “quando il grano sta a terra”. Importante è anche finire di prepararla in tempo per partecipare alle celebrazioni eucaristiche della giornata, in particolare per andare ad onorare “i sepolcri”.
E quando si può cedere a un piccolo peccato di gola e assaggiarla? Assolutamente non il venerdì, giorno della crocifissione di Cristo. E no, nemmeno il sabato a colazione è ancora il momento giusto per vedere come è venuto il dolce. Sarebbe peccato perché Gesù è ancora sulla croce. In molte famiglie del Sud l’ora “x” scatta il sabato dopo mezzogiorno, subito dopo che si “scioglie la gloria”. Quindi a fine pasto finalmente la pastiera può essere portata in tavola, tagliata e mangiata. A quel punto cade ogni divieto, ma chissà quanti riescono a farne arrivare almeno una fetta al giorno dopo, quello di Pasqua. Non a caso solitamente si preparano più pastiere, anche perché si sa che una fettina tira l’altra.