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Perché non muoiono tutti i pesci durante un fulmine?

L’acqua è un buon conduttore di elettricità e, paradossalmente, è proprio per questo che un fulmine marino non stermina tutti i pesci nelle vicinanze

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Come dimostra una ricerca recentemente condotta dall’Institute of Technology della Florida, i fulmini nube-terra che si abbattono in mare hanno una potenza di circa 50 kA, quasi doppia rispetto a quella dei fulmini che colpiscono la terraferma, in media di 30 kA.

Tuttavia, quando un fulmine atterra in mare, non tutti i pesci e le forme di vita marine che si trovano nelle vicinanze muoiono. Alcuni periscono immediatamente ma altri si salvano. Come è possibile che questo accada?

L’acqua è un buon conduttore di elettricità

Leggendo queste affermazioni, a prima occhiata si potrebbe pensare che l’acqua sia un isolante. Lungi dall’essere così, come dimostrato da tempo dagli studi scientifici l’acqua rappresenta al contrario un ottimo conduttore di elettricità. Allora come può essere che la scarica elettrica del fulmine non colpisca tutti gli esseri viventi presenti nell’area interessata?

Proprio grazie alla proprietà di conduzione dell’acqua, la scarica elettrica in essa si disperde, sotto la superficie, in tutte le direzioni, con una distribuzione semisferica. Nonostante questa espansione dell’area interessata, la scarica elettrica perde velocemente intensità allontanandosi dal punto di caduta, sino a diventare innocua. Ciò accade poiché essa deve elettrificare un volume sempre maggiore di liquido, dunque la sua potenza si disperde.

Il pericolo maggiore nei fulmini marini

La scarica elettrica non manca mai di causare alcune vittime, ma essa non è il pericolo più grave causato dal fulmine. Per i pesci, infatti, la vera minaccia è rappresentata dall’onda d’urto dell’abbattimento del fulmine sulla superficie marina. Quanto la scarica tocca la superficie, essa cede all’acqua parte della sua energia, trasmessa sotto forma di calore. Il massimo picco di temperatura causato dall’energia trasportata da un fulmine può raggiungere, e in alcuni casi persino superare, i 30.000 °C.

L’acqua che circonda il punto di impatto si riscalda in un tempo brevissimo e vaporizza. Causa così l’origine di un’onda d’urto, la quale si propaga per decine di metri in tutta l’area circostante. La forza d’impatto dell’onda d’urto è tale da essere in grado di uccidere non solo i pesci, ma anche una persona, anche da una significativa distanza. Lo stesso meccanismo agisce quando viene sganciata una bomba.

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