Per oltre 20 anni un monaco buddista, Hua Chi, ha pregato esattamente nel solito punto nel suo tempio a Tongren in Cina e quello che ha prodotto è davvero incredibile. Dopo ben due decadi dedicate a circa 3000 preghiere al giorno, le sue impronte hanno scavato il pavimento di legno del tempio, sottolineando la sua ferma devozione e la sua pratica spirituale.
La parte più profonda delle impronte misura addirittura 3 centimetri. Hua Chi spera che questo segno visibile della sua fede e della sua religiosità lo aiuteranno a compiere una facile transizione dopo la morte in modo che il suo spirito non soffra. In questa vita, il monaco buddista ha avuto un profondo effetto sugli altri discepoli. I segni della sua fede ispirano anche gli altri monaci a imprimerne di propri.
Una pratica spirituale
La fede, si sa, gioca un ruolo determinante nella vita di molte persone. Permette di fare grandi cose, di affrontare la vita diversamente e di avere altre prospettive. Nella vita di questo monaco, e non solo nella sua, la fede è essenziale. Gli ha permesso di raggiungere un perfetto equilibrio interiore, fatto di preghiera e dedizione al culto del Budda.
Per anni Hua Chi si è dedicato alla pratica spirituale. Ogni giorno, per ben 20 anni, il monaco ha pregato posizionando i piedi sul pavimento, sempre nel medesimo punto fino a creare delle vere e proprie impronte, segno tangibile di quanto possa significare la religione per alcuni. Segno, senza dubbio, di grande costanza e di perseveranza.
La fede buddista
Così, il monaco della città di Tongren, nella provincia di Guizhou a nord-est della Cina, con estrema fermezza d’animo ha impiegato la propria vita nella pratica della spiritualità. Divenuto esempio per molti altri fedeli, è deciso nel portare avanti la sua dedizione. Si tratta di qualcosa di veramente assurdo e impensabile per alcuni.
I segni lasciati sul pavimento mostrano quanto può essere forte la religiosità di alcune persone. Hua Chi svolge serenamente la sua attività di preghiera nella prospettiva di esser ripagato in un’altra vita, dal momento che il buddismo prevede non una fine, ma soltanto un nuovo inizio dopo la morte.