Rio Santana in esclusiva: “Pronta nuova musica con XXXTentacion"

Abbiamo intervistato in esclusiva Rio Santana: collaboratore, collega ma soprattutto grande amico di XXXTentacion. Ecco cosa ci ha raccontato.

25 Giugno 2018

Lo scorso lunedì 18 giugno Deerfield Beach, località a sud della Florida, è stata teatro di un terribile omicidio: all’uscita di una concessionaria di motociclette sono stati sparati diversi colpi di arma da fuoco contro un’auto, dentro la quale era seduto – da solo e alla guida – XXXTentacion. E’ così che abbiamo perso – all’età di vent’anni – uno dei più promettenti e controversi talenti in circolazione.

L’ultimo album di Jahseh Dwayne Onfroy – questo il vero nome del rapper – era uscito da pochi mesi, più precisamente a marzo di quest’anno, e come titolo recava un punto di domanda (“?”) , decisamente emblematico del senso di confusione e incomprensione che l’artista celava dentro di sé.

A questo lavoro – che neanche a dirlo è stato un enorme successo di pubblico e critica – ha partecipato anche Rio Santana, cantante brasiliano e carissimo amico di XXXTentacion. La traccia in cui cantano assieme, dal bizzarro titolo “I don’t even speak spanish lol“, ha debuttato alla numero 1 della top 200 di Billboard, accumulando milioni e milioni di stream in tutto il mondo.

Rio Santana è un musicista di 25 anni originario di Goiania, in Brasile, ma si è trasferito a Miami assieme ai genitori quando aveva soltanto tre anni. Come tutti i brasiliani è molto appassionato di calcio, tanto che nel corso della nostra chiacchierata ci confessa: “Sto seguendo ogni partita del Brasile: speriamo di andare in finale!”. Oggi la sua famiglia è tornata a vivere in Brasile, ma lui è rimasto a negli Stati Uniti, dove – ormai – si svolge gran parte della sua vita.

In Brasile –  invece – ci sarebbe dovuto andare insieme al suo amico Jahseh, a girare il video di un brano al quale stavano lavorando assieme proprio in questi giorni. Siamo riusciti a raggiungerlo telefonicamente a Miami e ci ha raccontato tutti i dettagli (e molto altro) in questa intervista in esclusiva.

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Sei nato in Brasile ma quando avevi solo tre anni i tuoi genitori si sono trasferiti a Miami e tu con loro. Dentro di te senti più forte la cultura americana o quella latina?  

Credo di averle un po’ entrambe dentro di me: quando mi sono trasferito ero molto piccolo, per cui sicuramente sono cresciuto in un contesto americano, ma la mia cultura d’origine non mi ha mai abbandonato, anche grazie ai miei genitori che l’hanno sempre tenuta viva insegnandomi la lingua, facendomi mangiare il cibo brasiliano e via dicendo. E devo dire che hanno fatto un po’ la stessa cosa anche con tutte le altre culture, per farmi essere sempre curioso e per farmi rimanere in contatto con tutto il mondo.

Quando avevi otto anni sei rimasto coinvolto in un brutto incidente stradale, in seguito al quale sei stato anche in coma. Anche se eri molto giovane, pensi che in qualche modo questo evento ti abbia cambiato la vita?  

Sì, dopo quell’incidente la mia vita è cambiata molto: un avvenimento come questo – anche se capita in età molto giovane – ti segna per sempre. Mi ha portato ad apprezzare ancora di più la vita e a non pensare troppo al domani, bensì vivere il presente perché nessuno può sapere cosa accadrà. E’ stato sicuramente un momento assurdo della mia vita che ha cambiato le mie prospettive e anche il modo in cui agisco: questo non significa evitare di prendermi rischi, ma fare solo quello ciò amo.

Senza girarci troppo attorno, il tuo nome è indissolubilmente legato a quello di XXXTentacion. Dato che hai collaborato al suo ultimo album, volevo chiederti: a chi è venuta l’idea di fare un pezzo come “I don’t even speak spanish lol”, dal sound decisamente reggaeton?

Credo che sia venuta la stessa idea ad entrambi nello stesso momento: stavamo lavorando insieme in studio, X stava registrando il suo ultimo album e voleva registrare delle tracce completamente diverse le une dalle altre: non voleva solo rappare, voleva mettere nel disco anche pezzi rock e di stili differenti. Quindi – appunto – mentre eravamo in studio abbiamo pensato al pubblico brasiliano e sapevamo che per conquistarlo ci voleva un sound reggaeton come questo. Quando gli ho fatto sentire quello che avevo scritto, ha voluto assolutamente prendere parte a questa traccia e l’ha voluta nel suo album: XXXTentacion non era uno che amava fare una cosa soltanto, ma amava la diversità di stili e sapeva bene quello che è oggi la musica, molto diversificata e popolare.

Anche il titolo è parecchio curioso: chi lo ha scelto?  

E’ stata una sua idea (ride). Lo ha scelto perché effettivamente non sapeva lo spagnolo e voleva fare un titolo che nessuno si sarebbe aspettato.

Tu hai avuto l’opportunità di conoscere sia XXXTentacion che Jahseh Onfroy: il suo lato pubblico e artistico, e quello più privato e controverso. Chi era veramente?  

Jahseh non cambiava mai dal pubblico al privato: era esattamente così come lo vedevi. Quello che hanno scritto i media non era vero, o meglio non hanno mai mostrato il suo lato positivo: stanno iniziando a farlo adesso perché è morto, ma quando era in vita non lo hanno mai fatto. Invece lui è sempre stata una grande persona in tutto quello che faceva, aiutava un sacco di gente e se anche solo lo osservi nelle interviste o quando parla con gli altri, ti trasmette energia positiva. XXXTentacion è Jahseh: non cambiava. Le sue storie negative – che del resto ogni persona ha – se le era lasciate alle spalle: quando hai quattordici o quindici anni può capitare di commettere degli errori, ma quando cresci impari e non commetti più gli stessi sbagli. Jahseh aveva vent’anni ed era cambiato: la persona che io ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere amava aiutare gli altri ed era molto generoso. Ecco perché ci manca e lo ricorderemo sempre come una leggenda.

Secondo te, aveva dei nemici?  

No, era uno dei pochi rapper a non avere nemici né haters. Gli unici nemici che poteva avere erano quelli invidiosi del suo successo e della sua popolarità.

So che stavate lavorando assieme a nuova musica.

Sì, una canzone dal titolo “Arms Around You” – alla quale stavamo lavorando – è già pronta e uscirà insieme al mio nuovo progetto dal titolo “Potion” il 6 luglio. Stavamo programmando di andare a girare il video in Brasile, ma la morte di Jahseh ha cambiato tutto. Il video sarà quindi un mio tributo a lui, una raccolta dei momenti che abbiamo passato insieme in studio, nella vita e sul palco, compreso l’ultimo concerto che ha fatto, al quale ho partecipato anche io.

E che tipo di brano è questo “Arms Around You”?

E’ una canzone pop, una hit da radio pensata per tutto il mondo. Non è un comune pezzo rap, trap o reggaeton: è qualcosa che solo XXXTentacion poteva fare. Jahseh ultimamente stava lavorando con me proprio per fare qualcosa di radiofonico e per fare questo aveva bisogno del mio aiuto, del mio suono e della mia visione.

Invece, il tuo album “Potion” che tipo di lavoro sarà?  

Sarà tutto un album focalizzato sulle relazioni – soprattutto quelle che finiscono.

Al di là dell’argomento, il sound sarà trasversale come tuo solito?

Sì, ho toccato diversi generi, addirittura sono arrivato al rock alternativo. Ci sono diverse canzoni pop, hip-hop, r’nb: è un po’ un mix, proprio come amava fare anche XXXTentacion.

Prima di salutarci, volevo chiederti un’ultima cosa: pensi che ti vedremo prossimamente da queste parti?

L’Italia è sicuramente uno dei più bei posti di cui abbia sentito parlare è pieno di italiani qui negli Stati Uniti: ho incontrato un sacco di belle ragazze e di persone fantastiche proveniente dal vostro Paese. L’Italia è un posto che voglio assolutamente visitare ed è uno dei primi nella mia lista dei desideri. Sono un fan del vostro calcio, del cibo e trovo che gli italiani siano molto simili ai brasiliani sotto molti punti di vista. Verrò molto presto!

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