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Se vai a vedere Avatar potresti provare questa strana sensazione

Insoddisfazione, frustrazione, tristezza e scoramento: perché ‘Avatar’ fa sentire così quando si esce dal cinema?

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Nelle sale cinematografiche di tutta Italia dallo scorso 14 dicembre, il primo sequel di ‘Avatar’ ha già sbancato il box office, confermandosi il titolo più atteso delle feste di fine anno. Dopo il successo mondiale della pellicola del 2009 – che resta il lungometraggio con il maggior incasso di tutti i tempi –, è uscito infatti il seguito diretto sempre da James Cameron. E i numeri non mentono neppure al secondo round: nei primi sei giorni di programmazione ‘Avatar: La Via dell’Acqua’ ha conquistato il pubblico italiano incassando ben 11 milioni di euro e mettendo a segno già tre primati. Ovvero, come da nota stampa, è il miglior opening del 2022, secondo miglior opening di dicembre di tutti i tempi e secondo miglior opening dall’inizio della pandemia.

Ma oltre che per i suoi numeri invidiabili, c’è un’altra ragione per la quale il film di Cameron sta facendo parlare di sé. Ad accomunare migliaia di spettatori che hanno visto il titolo sul grande schermo è, infatti, una strana sensazione comune, che serpeggia proprio appena usciti dalla sala cinematografica. Si tratta di un misto di emozioni in cui trovano spazio tristezza, depressione, sconforto, smarrimento, rassegnazione, insoddisfazione e dispiacere. Sono queste alcune delle espressioni più utilizzate per descrivere lo stato d’animo che investe gli spettatori dopo aver contemplato le bellezze di Pandora.

Perché quando la magia della proiezione finisce, il ritorno alla realtà questa volta è molto più traumatico del solito. Tanto che, già per il primo capitolo, si parlava di ‘Post-Avatar Depression Syndrome’, ovvero di sindrome depressiva post-Avatar. Il motivo di questo stato di scoramento profondo – attenzione, è ben diverso dalla depressione vera e propria! – è da ricondurre al rapporto tra uomo e natura che il lungometraggio celebra e che, invece, oggi abbiamo perso.

Di fronte a un mondo lussureggiante in cui l’umanità vive in simbiosi con l’ambiente in tutti i suoi elementi, il confronto con la situazione attuale non può che scoraggiare. Si innesta, così, un senso di infelicità e di incertezza verso il presente ma soprattutto verso il futuro che alimenta paure comuni sul destino dell’uomo. Ma proprio queste emozioni a caldo devono esserci di insegnamento a rispettare ciò che ci circonda nel segno dell’amore per il creato.

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