Soffri d’insonnia? Potresti accumulare chili di troppo

Dormire poco e male non danneggia solo la nostra mente ma comporta effetti negativi anche all’organismo.

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‘Aprile dove dormire’ è uno dei modi di dire più comuni della tradizione ma, ahinoi, per molti la primavera porta con sé anche l’insonnia. Complici le prime allergie o magari lo stress che si accumula – e questo, purtroppo, non conosce stagioni – trascorrere la notte in bianco ci fa arrivare a mattina più stanchi di prima. I benefici di un buon sonno, infatti, si riflettono sia sul corpo sia sulla mente e allo stesso modo una nottataccia può avere effetti negativi anche sul nostro organismo.

Diversi studi confermano che la mancanza di sonno può far accumulare chili di troppo, appesantendoci in maniera importante. I ricercatori, infatti, hanno sottolineato come l’insonnia produca grasso in eccesso attorno agli organi, un meccanismo che colpisce indistintamente uomini e donne, di qualunque età. E non conterebbe neppure lo stato di salute generale o la stazza del soggetto.

Dormire poco e male, dunque, farebbe aumentare innanzitutto il grasso attorno allo stomaco e comporterebbe la produzione di ormoni e altre sostanze chimiche dannose. Il rischio che ne deriva, oltre all’aumento di peso sulla bilancia, è legato allo sviluppo di malattie cardiache e a una maggiore incidenza del diabete. E correre ai ripari non servirebbe a nulla: recuperare il sonno arretrato, infatti, non fa smaltire il grasso addominale .

Pubblicato sul ‘Journal of the American College of Cardiology’, lo studio ha messo a confronto due gruppi di persone. Da una parte soggetti che dormono nove ore a notte e dall’altra persone che ne dormono solo quattro. Quest’ultimo gruppo ha tendenzialmente assunto oltre 300 calorie in più al giorno accumulando il 17% di grasso in più rispetto ai primi. Tale aumento, inoltre, è stato registrato in misura maggiore nei primi giorni.

Gli studiosi sono, perciò, arrivati a concludere che un sonno ridotto anche in soggetti giovani, sani e magri è associato a un aumento dell’apporto calorico con conseguente aumento di peso. Ma soprattutto a un aumento sensibile del grasso viscerale addominale (fonte: express.co.uk) con rischi maggiori di esposizione a patologie cardiache e obesità.

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