Da re delle periferie urbane a re delle classifiche musicali: secondo i nuovi dati diffusi da Spotify, gli artisti rap e trap sono i più ascoltati in streaming nel 2018.
La popolare piattaforma di streaming ha pubblicato ben tre classifiche relative alla musica di maggior successo nell’ultimo anno: una dedicata agli artisti, una dedicata ai brani e l’altra dedicata agli album. I risultati delle tre chart non sono comunque molto diversi, e i nomi che occupano le prime posizioni sono grosso modo gli stessi: a dominare sono sempre i rapper e trapper più amati dai giovani, come Sfera Ebbasta, Gemitaiz e Capo Plaza, solo per citarne alcuni. Nessuna traccia, invece, di gruppi musicali e grandi cantautori del passato, letteralmente spazzati via (almeno sul web) dalle nuove generazioni.
Se si dovesse eleggere un re, musicalmente parlando, di questo 2018, il titolo spetterebbe senza dubbio a Sfera Ebbasta. Il trapper di Cinisello Balsamo domina la classifica degli artisti più ascoltati e degli album con “Rockstar (Popstar Edition), mentre conquista un secondo e quinto posto in quella dei brani con “Cupido” e “Rockstar”. Può festeggiare un 2018 da record anche Capo Plaza: il suo “Tesla” è il brano più ascoltato dell’anno. Per lui anche due secondi posti: uno nella classifica dedicata agli artisti, proprio alle spalle della “Rockstar” Sfera, e uno in quella degli album con “20”. Mette a segno un tris (in senso letterale) Gemitaiz, che conquista un terzo posto in tutte le classifiche.
A completare la top 5 degli artisti più ascoltati del 2018 su Spotify sono, neanche a dirlo, altri due rapper: alle spalle di Sfera Ebbasta, Capo Plaza e Gemitaiz troviamo infatti Gue Pequeno
e il nuovo fenomeno Salmo. I titoli “pop” premiati dalla piattaforma musicale sono solo due: il primo è “Peter Pan” di Ultimo che si piazza al quinto posto nella classifica degli album più ascoltati. Riesce nella difficile impresa anche l’ultimo vincitore del talent “Amici”, Irama, che con “Nera” è al quarto posto nella top 5 dedicata ai brani. Il rock n’ roll? Come diceva qualcuno, “is dead”, almeno in Italia.