Ti stai allenando troppo? Controlla le tue unghie

La sindrome da sovrallenamento non è così rara e i sintomi sono molteplici tra cui un indebolimento di unghie e capelli

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Mai sentito parlare di sindrome da sovrallenamento? Quando si esagera con lo sport, si segue un’alimentazione sbilanciata e si dorme poco (sai che se ti svegli sempre alla stessa ora nel cuore della notte non è un caso?), il nostro cervello e il corpo vanno in cortocircuito e non riescono a recuperare le energie necessarie per andare avanti: così ci lanciano dei chiari messaggi invitandoci ad abbassare i ritmi e rispettare i nostri limiti.

Quando l’organismo arriva al punto per cui non riesce a recuperare, allora aumentano pesantemente i livelli di cortisolo – l’ormone dello stress – e sorgono altre conseguenze legate, per esempio, alla pelle, alle unghie o ai capelli.

I sintomi principali della cosiddetta sindrome da sovrallenamento sono certamente una maggiore frequenza cardiaca, irritabilità, un abbassamento delle difese immunitarie, ma quelli più evidenti hanno proprio a che fare con pelle, unghie e capelli (attenzione a questi cibi se te ne cadono troppi) che risultano rovinati e danneggiati.

Il viso può perdere luminosità (lavarlo con acqua e sapone è sufficiente? Qui la risposta) e andare incontro a sfoghi dovuti allo stress, anche i capelli saranno più grassi perché secondo una ricerca di giugno 2014, le ghiandole sebacee sono più stimolate mentre le unghie sono sfibrate e faranno fatica a crescere.

Inoltre livelli elevati di cortisolo innescati dal sovrallenamento potrebbero anche provocare una riacutizzazione di malattie infiammatorie della pelle come l’eczema, la psoriasi o la rosacea, afferma la dott.ssa Christofides.

Non è semplicissimo riprendersi da questa sindrome soprattutto perché bisogna riequilibrare contemporaneamente tre sfere: il riposo, l’allenamento – non solo la quantità ma anche la qualità degli esercizi – e la dieta. Possono volerci mesi, se non addirittura anni, stando a quanto suggerito in un rapporto di settembre 2016 sull’Open Access Journal of Sports Medicine.

L’importante è riconoscere che qualcosa non va, approcciarsi alla sindrome con atteggiamento mentale positivo e riconoscere di non essere invincibili.

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