“Se vince Trump fuggiamo”. In tanti l’avevano detto e, dopo l’elezione di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti, hanno mantenuto la promessa. Il risultato? Il sito dell’immigrazione canadese è andato in tilt. Già quando la vittoria su Hillary Clinton non era ancora una certezza, molti americani avevano già deciso di cambiare paese e di emigrare. In migliaia avevano annunciato sui social network che se ne sarebbero andati e hanno mantenuto la promessa.
Il sito dell’immigrazione del governo canadese è stato preso d’assalto e, in poche ore, è diventato irraggiungibile a causa dell’eccessivo traffico in entrata. Il fatto non è passato inosservato e sui social i canadesi si sono scatenati, prendendo in giro gli americani, pronti a scappare dal loro nuovo Presidente Trump, dopo aver sempre denigrato il Canada. In molti accusano gli USA di aver avuto in passato poca considerazione per il paese, salvo poi richiedere ospitalità ora che la situazione si è fatta difficile. Non solo: anche in questa occasione qualcuno ha deciso di creare un business, per guadagnare sulla “fuga da Trump” post elezioni.
L’isola di Cape Breton da tempo si promuove sui social come il luogo ideale in cui vivere una vita tranquilla e spensierata, lontano dal nuovo presidente degli Stati Uniti, mentre altri paesi hanno deciso di fare concorrenza al Canada. Fra questi la Nuova Zelanda, che è diventata meta di molti americani delusi dal risultato delle elezioni presidenziali. Secondo le autorità dell’immigrazione il sito web New Zealand Now, che gestisce i visti di residenza e quelli studenteschi, dal primo novembre ha ricevuto 1953 registrazioni da parte di americani pronti a cambiare paese a causa di Donald Trump. Le visite verso il sito web provenienti dagli Usa sono aumentate dell’80%, arrivando a 41mila nel periodo dal 7 ottobre al 7 novembre. Il sospetto è che nelle prossime ore il traffico nel sito, come è accaduto per il Canada, aumenterà. Mentre la vittoria di Donald Trump, nuovo Presidente degli Stati Uniti, è sempre più una certezza, le proteste sui social aumentano e i vari siti dell’immigrazione avranno molto da fare nelle prossime ore.