Whatsapp: ecco il nuovo pericoloso virus

Su Whatsapp da qualche tempo circola un virus molto pericoloso, che infetta lo smartphone e ruba i dati sensibili

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Continuano le truffe e i virus diffusi tramite Whatsapp. Questa volta a farne le spese sono gli utenti che aprono email e allegati, ritrovandosi ben presto con lo smartphone infettato da un malware. A lanciare l’allarme è la Polizia di Stato, tramite il profilo Facebook “Una vita da social”. “Non aprite le email, e soprattutto gli allegati, inviati da mittenti il cui nick è Whatsapp ma il cui indirizzo reale – si legge sulla pagina ufficiale della Polizia di Stato – in realtà, risale a soggetti tutt’altro che riconducibili alla nota applicazione”.

“Si tratta di materiale contenente virus informatici – spiegano sulla pagina “Una vita da social” -. Da oltre un anno è consolidata la mania dei messaggi #Whatsapp vocali che si sono aggiunti ai tradizionali messaggi di chat. Gli utenti iscritti all’app di messaggistica più popolare del momento possono inviare un file audio al destinatario, in modo da evitare di digitare sulle tastiere degli smartphone lunghe conversazioni, a volte complicate da gestire quando si hanno le mani impegnate in altre attività”.

Questa tecnica però sarebbe utilizzata dai malintenzionati per diffondere dei virus: “Ma c’è un trucco – continua la Polizia di Stato – e potenziale pericolo, e consiste nel virus annidato nell’allegato che, se aperto, infetta il computer”. Attraverso questo virus su Whatsapp i malviventi riuscirebbero a rubare non solo i dati sensibili dei possessori di smartphone, ma anche le loro password di accesso ai profili social e, peggio ancora, al conto corrente. “Il più delle volte – si legge su “Una vita da social” – ciò consente al pirata informatico di controllare la macchina colpita dall’infezione (è il caso dei cosiddetti trojan), riuscendo a verificare, anche a distanza, le combinazioni di tasti digitati sulla tastiera. Con tutti i conseguenti illeciti vantaggi: si pensi alle credenziali di accesso del conto corrente online alle più “innocue” (si fa per dire) credenziali di accesso all’email, al profilo Facebook, ai dati personali dell’utente”.

In collaborazione con Adnkronos

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