Carne coltivata, Alessandro Gassmann attacca dopo il divieto

Il divieto di produzione e commercializzazione della carne coltivata in Italia fa arrabbiare Alessandro Gassmann. Scopri la polemica dell'attore.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Il divieto di produzione e commercializzazione di “carne coltivata” e le restrizioni sull’utilizzo di espressioni quali “salame” o “bistecca” per prodotti a base di proteine vegetali sono diventati realtà con l’approvazione definitiva della Camera dei Deputati. Questa decisione normativa, accompagnata da sanzioni significative, ha suscitato reazioni vivaci da parte di diverse personalità, tra cui quelle di un attore acclamato come Alessandro Gassmann, il quale ha espresso il suo dissenso attraverso un tweet carico di polemica.

In un momento in cui la carne coltivata sembra destinata a rivoluzionare l’industria alimentare, almeno nel resto del mondo, la nuova normativa italiana solleva una serie di interrogativi fondamentali sul futuro della produzione alimentare e sulla libertà di espressione nel marketing di prodotti alternativi.

La polemica di Alessandro Gassmann sul divieto del governo alla carne coltivata

Ma se scienziati con lauree plurime, garantiscono con la Carne Coltivata un prodotto sano e ecosostenibile garantito, perché un governo formato da gente che non ha al suo interno specialisti della materia , deve votarne il divieto di commercio? Quali sono i benefici per i cittadini? Quale è il problema. Chi non è interessato può tranquillamente farne a meno e mangiare altro come ha sempre fatto“, ha scritto l’attore. Che ha subito scatenato una serie di polemiche, rispondendo direttamente.

Le polemiche degli internauti sul commento di Alessandro Gassmann

Anche l’eternit era considerato un prodotto innocuo 40 anni fa“, ha scritto una persona. Alla quale Gassmann ha risposto: “L’hai mangiato? Hai notizie scientifiche da comunicare pubblicamente? Qui non è una seduta dal mago, ma scienza, studi, capacità“.

E a un’altra che dice “Volete mangiarla ? Liberi ma almeno non chiamatela carne! Non è carne“, Gassmann risponde: “È carne al 100% . Prima di esprimerti dovresti documentarti, leggere , almeno questo. Altrimenti diventa un capriccetto e qui ti leggono in molti. Poi mi dici“.

Qualcuno dice ancora “Ci mancava la carne sintetica, ormai è tutto sintetico!”, ottenendo in risposta un “È la parola “sintetico” che non ti piace? In questo caso inappropriata, si tratta di carne al 100%”.

O ancora: Uno scienziato, se è serio, non affermerebbe mai che la carne in vitro è un prodotto sicuro e ecosostenibile, semplicemente perché non ci sono dati disponibili per una statistica che attesti quanto inquinerà la produzione su larga scala e sulla sicurezza del processo produttivo”, che ha ottenuto in risposta un piccato “Esatto, infatti non è così”.

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Che cos’è la carne coltivata?

La carne coltivata, nota anche come carne in vitro o carne prodotta in laboratorio, è un tipo di carne che non proviene direttamente dall’uccisione di animali. Invece di essere ottenuta attraverso l’allevamento e la macellazione di animali per la produzione di questo alimento, la carne coltivata viene prodotta utilizzando tecniche di ingegneria dei tessuti. In questo processo, le cellule muscolari sono coltivate in un ambiente “di laboratorio”, fornendo così una fonte “etica” di carne senza la necessità di allevare e abbattere animali.

Questo approccio alla produzione di carne mira a ridurre un certo impatto ambientale dell’industria della carne, che è spesso associata a problemi come deforestazione, inquinamento idrico e produzione di gas serra. La carne coltivata è considerata una potenziale soluzione per affrontare le sfide ambientali legate all’agricoltura e all’allevamento intensivo, nell’ottica di ridurre le emissioni che stanno portando al cambiamento climatico.

In poche parole, i ricercatori coltivano le cellule muscolari in un substrato di nutrienti, fornendo loro le condizioni necessarie per svilupparsi in tessuto muscolare. Questo processo può richiedere tempo, ma l’obiettivo è produrre una carne che sia identica o simile a quella ottenuta tradizionalmente, sia in termini di sapore che di struttura.

Carne coltivata, cosa accadrà dopo il divieto del governo italiano?

Con l’approvazione del divieto sulla produzione e commercializzazione della carne coltivata da parte della Camera dei Deputati, il Governo italiano si trova ora di fronte a una serie di sfide legate alle normative europee. Dopo l’approvazione interna, il Governo è tenuto a ripresentare la notifica dell’azione alla Commissione Europea. Questo passo è cruciale, ma presenta anche un rischio significativo, in quanto potrebbe portare a una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese. Attualmente, la commercializzazione della carne coltivata è vietata in tutta l’Unione europea, ma l’attesa di una valutazione da parte dell’EFSA (Autorità per la sicurezza alimentare europea) potrebbe modificare questo scenario.

Attualmente, infatti, l’EFSA attende la richiesta di valutazione sulla sicurezza della carne coltivata da parte degli Stati membri. Se l’Autorità europea dovesse esprimere un parere favorevole, aprendo la strada alla commercializzazione in tutta l’Unione, il divieto di importazione contemplato nella legge italiana potrebbe essere considerato in contrasto con il principio di libero scambio sancito dal diritto comunitario. È questo lo scenario che potrebbe innescare l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, mettendo in luce le sfide e le implicazioni legali legate alla regolamentazione della carne coltivata in un contesto europeo. Nel frattempo, è da notare che la carne coltivata ha già ottenuto l’approvazione per la commercializzazione in paesi come Singapore e negli Stati Uniti.

La carne coltivata è davvero un pericolo per la nostra sicurezza?

Dal punto di vista della sicurezza alimentare, è importante ricordare che – secondo gran parte della comunità scientifica – il consumo di carne coltivata non rappresenta un rischio per la salute umana. All’interno dei paesi membri dell’Unione Europea, la carne coltivata è classificata come novel food, ed è soggetta quindi a rigorosi controlli e normative che regolamentano la sua introduzione sul mercato. Questo processo è simile a quanto avviene per altri prodotti innovativi, come quelli che contengono insetti. Va sottolineato che, al momento, la carne coltivata non è ancora entrata effettivamente nel mercato europeo.

Tuttavia, le preoccupazioni sulla sicurezza di questo prodotto spesso ruotano attorno alla sua modalità di produzione. La dicotomia tra il naturale e il “sintetico” emerge come un tema polarizzante, sebbene la terminologia “sintetico” non sia del tutto appropriata nel contesto in cui viene realizzata la carne coltivata. Questo dibattito richiama altre situazioni, come la percezione di innaturalità associata ai prodotti OGM rispetto a quelli non modificati geneticamente.

In questo anfratto va ad infilarsi la polemica di Alessandro Gassmann. Voi, a riguardo, da quale parte state?

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