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Cosa si nasconde dietro la mozzarella di bufala? Inchiesta shock

Inchiesta svela il trattamento illegale delle bufale in alcune aree della Campania da cui proviene la celebre mozzarella di bufala

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Paolo Travisi

Paolo Travisi

Giornalista

Giornalista professionista, scrive con passione di tecnologia, scienza e spettacoli. La curiosità è la lampadina sempre accesa che lo guida ogni giorno nel suo lavoro.

La mozzarella prodotta con il latte di bufala, è uno dei prodotti caseari tipici del made in Italy e tra i più buoni, consumati ed apprezzati sia in Italia che all’estero. Eppure un’indagine condotta sulla mozzarella di bufala campana, realizzata in alcuni stabilimenti nel Casertano e nel Salernitano, svela che dietro la produzione di questo nobile alimento ci sono delle pratiche scorrette. Non solo, ma anche vietate dalla legge, perché rivelano gravi problematiche in allevamento.

L’inchiesta ha svelato carcasse di animali abbandonate all’esterno degli allevamenti, bufalini gettati via come fossero rifiuti, bufale in evidente sofferenza e pessime condizioni igienico-sanitarie. Queste condizioni disumane sono state riscontrate in ben 12 allevamenti di bufale nella provincia di Caserta e di Salerno.  A denunciare questa terribile condizione è Essere Animali, che ha condotto indagini sotto copertura, nelle zone della Campania dove si produce la mozzarella di bufala Campana DOP.

Negli allevamenti visitati, le bufale non potevano uscire nelle zone di pascolo, ma erano recluse in ambienti sporchi, a contatto con il cemento che provocava negli animali la crescita anomala delle unghie, che provocava dolore e zoppie negli animali. E non è ancora tutto.

Molte bufale soffrono di prolassi vaginali e/o uterini, che non sono curate dal veterinario, ma dagli stessi operatori degli allevamenti a occuparsene, spesso in maniera inadeguata, senza neanche preoccuparsi di medicare o disinfettare le ferite, provocando quindi grande dolore in questi poveri animali, che ci danno quel latte buonissimo con cui sono prodotte le mozzarelle.

L’obiettivo, infatti, è solo di produrre il massimo possibile del latte, per questo sono inseminate artificialmente e sottoposte a un’iniezione di ossitocina, ormone che induce una sensazione di benessere, del tutto assente nell’allevamento così come è stato riscontrato.  Anche la fase di mungitura è scioccante, poiché le zampe delle bufale sono legate per evitare che si ribellino ai macchinari tiralatte.

Inoltre è stata riscontrata anche una pratica vietata dalla legge in quanto causa sofferenza acuta negli animali, ovvero l’anello antisucchio in ferro, applicato alle bufale per evitare che le compagne possano bere il loro latte. Se queste sono le condizioni delle bufale, i loro cuccioli conoscono ben altro orrore. I vitellini, infatti, sono separati prematuramente dalla madre e rinchiusi in gabbie con pavimenti formati da grate in ferro e privi di una lettiera in paglia. Per quanto riguarda i maschi, considerati inutili nella produzione casearia, dopo un mese di vita vengono caricati su camion diretti al macello.

Le investigazioni di Essere Animali, svelate in parte durante un servizio in esclusiva andato in onda sul canale tedesco ARTE, mostrano la vera realtà degli allevamenti intensivi, di bufale in questo caso, rovesciando l’immagine che molti di noi hanno di questi luoghi.

 

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