La donna che ha sposato una stazione dei treni

Si chiama Carol Santa Fe ed è la donna che ha sposato una stazione ferroviaria dopo un rapporto lungo 36 anni

18 Settembre 2017
Fonte: Instagram

Una donna americana ha deciso di sposare una stazione dei treni, dopo averla frequentata per oltre 36 anni. La protagonista di questa storia si chiama Carol Santa Fe ed è una pendolare che, dopo trascorso quasi tutta la sua vita in una stazione di San Diego, ha deciso di unirsi per sempre a questo luogo così importante per lei.

L’ha fatto con una cerimonia, celebrata nel 2011, un vero e proprio matrimonio che ha reso molto felice la donna che è arrivata a definire quello come “il giorno più bello della mia vita”. Carol ha soprannominato lo snodo ferroviario Daidra, afferma di amarlo e di farci sesso.

La statunitense è affetta da una rara malattia denominata “Sexual objectum”, ossia “oggettosessuali”. Si tratta di una patologia che provoca una visione distorta della realtà. La conseguenza principale è un’attrazione emotiva e sessuale verso luoghi e oggetti inanimati.

Oggi Carol, che ha 45 anni, vive nella stazione, ed è felicissima all’idea di passare ogni minuto libero con il suo “amore”. “Non abbiamo iniziato una relazione fino al 2011 ma io ne sono stata innamorata da quando ero una bambina – ha spiegato la donna, che ha rivelato di sentirsi attratta sessualmente dal luogo -. Non ho mai fatto sesso in pubblico con Daidra, non lo troverei rispettoso per i passanti, ma ogni volta la bacio e l’abbraccio. Faccio l’amore con Daidra nella mia mente mentre sono lì”.

“Quando ci siamo sposati è stato il giorno più bello della mia vita – ha spiegato Carol parlando del suo matrimonio e svelando di aver creato un rapporto di forte connessione con la struttura -. Ogni notte faccio 45 minuti di autobus per venirla a trovare. Quando la tocco, sento come se mi accarezzasse e mi baciasse. Amo particolarmente quando sento i treni che accelerano, mi eccita”.

La donna ha chiarito di non sentirsi pazza: “La ‘sexual objectum’ non è una malattia mentale come i media la dipingono – ha chiarito Carol – è la nostra sessualità, è come essere lesbiche o bisessuali, non siamo matti”.

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