A Pasqua evita di mangiare l'ananas: ecco il motivo tutt’altro che banale

Ananas a Pasqua: perché evitarlo per il bene del pianeta: scopri le ragioni qui e fai la tua parte per un mondo migliore.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

La Pasqua è una festa molto importante per molte persone in tutto il mondo, ma non tutti sono consapevoli dei piccoli gesti che possono fare la differenza in questo periodo. Tra le varie tradizioni e abitudini alimentari legate a questo periodo, vi è una particolare raccomandazione che spesso passa inosservata: evitare di consumare ananas. Ma perché questo frutto così amato da molti dovrebbe essere evitato? C’entra un qualche motivo religioso? O forse è legato alla dieta? Niente di tutto questo. Andiamo a scoprirlo insieme.

Perché a Pasqua bisognerebbe evitare di consumare l’ananas

In realtà, il motivo del nostro consiglio, ovvero di evitare di consumare ananas a Pasqua, è tutt’altro che banale e ha a che fare con la salute del nostro pianeta.

Nel cercare di adottare uno stile di vita più sostenibile, limitare il consumo di frutta esotica come datteri, carambole e, appunto, l’ananas, può essere un gesto importante.

Nonostante questi frutti facciano bene e siano in generale ricchi di nutrienti importanti per la salute, il loro trasporto da paesi lontani implica un alto impatto ambientale dovuto alle emissioni di CO2 e alle problematiche legate all’utilizzo di pesticidi durante la loro coltivazione.

Perché l’ananas non è eco-sostenibile?

Ma per quale motivo l’ananas non è eco-sostenibile? È legittimo che ve lo chiediate e noi siamo qui a posta per rispondervi.

Partiamo con il dire che la produzione e il trasporto di ananas, ad esempio, sono spesso associati a una grande emissione di gas serra, contribuendo così al cambiamento climatico. L’ananas viene coltivato principalmente in paesi tropicali come Costa Rica, Filippine e Thailandia e, una volta raccolto, deve essere trasportato su lunghe distanze fino a raggiungere i mercati internazionali, con un notevole impatto ambientale.

Oltre alle emissioni di CO2, l’industria dell’ananas è inoltre da diverso tempo messa al centro delle critiche per via del suo uso intensivo di pesticidi che possono avere effetti nocivi sull’ambiente e sulla salute umana. I pesticidi utilizzati nella coltivazione dell’ananas, non solo possono contaminare il frutto che arriva sulle nostre tavole, ma soprattutto inquinare le risorse idriche e danneggiare la biodiversità nelle aree circostanti.

Inoltre, la monocultura dell’ananas può portare a gravi problemi di deforestazione e perdita di habitat naturali per molte specie animali e vegetali. Questi impatti ambientali negativi dimostrano che anche una scelta così apparentemente innocua come mangiare un semplice ananas a Pasqua può avere conseguenze significative sull’ambiente globale.

Come fare scelte consapevoli e sostenibili soprattutto a Pasqua?

Scegliere invece di consumare frutta di stagione e proveniente da produzioni locali può essere un piccolo gesto quotidiano per contribuire a preservare l’ambiente e la salute del nostro pianeta.

Optare per frutta di stagione e prodotta localmente non solo riduce l’impatto ambientale legato al trasporto e alla produzione, ma supporta anche i produttori locali e promuove la diversità agricola.

D’altronde, nelle mille abbuffate dei giorni di festa come Pasqua e Pasquetta, non sarà certo il rinunciare ad un ananas a spegnere l’atmosfera! Anzi, sulle tavole imbandite di questi giorni, siamo piuttosto sicuri che una sua ipotetica assenza nemmeno si noterà!

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