Damiano David: il leader dei Maneskin abbatte gli stereotipi

Con la sua voce ha affascinato la critica, con la sua personalità ha fatto innamorare fan di ogni età: è Damiano David la star di X Factor 11

14 Dicembre 2017
Fonte: Instagram

Che l’edizione 2017 di X Factor la vincano i Maneskin oppure no, quella che il giovanissimo gruppo ha portato sul palco è una vera e propria rivoluzione. Una rivoluzione che risponde al nome di Damiano David. Il diciannovenne leader della band, capello lungo e occhio bistrato, è sulla bocca del gossip – e del pubblico – fin dalla sua prima apparizione. Sicuro al limite dell’arroganza, macho dalle gestualità femminili, è un modernissimo calcio alle etichette. È l’abbattimento di ogni stereotipo, è quell’indefinito che attrae o allontana. Ma che non può non incuriosire.

È talentuoso, Damiano David. Di quel talento con cui ci nasci. E che non è solo nella voce, o nella capacità di scrittura: il frontman dei Maneskin ha una personalità che – molti quarantenni – non possono vantare. Quanti uomini sanno risultare così tanto maschi indossando una pelliccia maculata, o un paio di stivali in latex? Quanti uomini risultano credibili a ballare la lap dance? A truccarsi gli occhi e le labbra e poi le unghie? E non c’entrano gli stylist del programma: Damiano e i compagni, a X Factor, ci sono arrivati già così. Un po’ rock, molto gipsy, decisamente coatti (come amano definirsi). Parlano in romano, ma cantano in un inglese che è perfetto. Non riesci a ingabbiarli in un genere: sono rock, ma nel senso più puro del termine. E il più rock di tutti è proprio lui, Damiano David. Che non importa a nessuno, se sia eterosessuale oppure no: piace a tutti. Agli uomini, alle donne. Alle bambine di cui è il nuovo idolo, alle trentenni che “se solo avessi dieci anni di meno”. E poi alle mamme. Perché quale può essere la fortuna di avere un figlio così? Che a diciassette anni non pensa al pallone o alla Playstation, ma solamente a scrivere. Che non sceglie di indossare una t-shirt sgualcita, o un paio di jeans. Sceglie gli hot pants, lui. Le canotte di rete. Le giacche in velluto. E del pensiero della gente non gliene importa. Sul palco come fuori.

Del resto, quanta personalità può avere un ragazzo di diciannove anni che si tatua il lato b? Che sembra un po’ Freddie Mercury e un po’ David Bowie. Che sui tacchi a spillo ci cammina come fosse Gisele Bundchen, per poi reclamare una camera matrimoniale per lui e per la sua bassista? Che, quando non è neppure maggiorenne, scrive una canzone che dice: «vado molto lontano dai miei sogni e ora ti credo | ma io non ho bisogno di soldi nei miei jeans per essere un artista (…) E non mi importa di che cosa pensa la gente, perché sono nato per quello | perché la mia voce è la voce di una bestia e voglio prendermi tutto, fratello, e lo farò»? Damiano dà a tutti una lezione. Non conta l’età, per essere ciò che vuoi. E non contano le risposte: l’importante è che la gente, vedendoti, si riempia di domande. Solo così, da cantante, diventerai un artista. E poi, forse, un’icona.

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