Fonte: Ufficio Stampa OIPA

La storia di Nena, il cane di una clochard salvato a Milano

Nena, salvata da OIPA, era il cane di una senza tetto milanese: l’associazione chiede di aprire i centri di accoglienza anche ai clochard con cani.

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Anche i nostri fedeli amici a quattro zampe soffrono il freddo nei lunghi mesi invernali. Per questo, la storia di Nena è l’emblema di un dramma che coinvolge gli ultimi degli ultimi. Siamo a Milano e qui Nena vive con la sua padrona, una clochard che ha deciso di allertare l’Organizzazione internazionale protezione animali – OIPA perché portasse soccorso alla sua cagnolina di cinque anni.

I volontari intervenuti, nell’ambito del ‘Progetto Virginia’, si sono trovati davanti una cane in condizioni drammatiche. Nena, infatti, stava rischiando la morte a causa di una grave infezione uterina (pioemetrite). Operata urgentemente, la quattro zampe è costantemente monitorata dagli operatori che sono ottimisti sul suo futuro.

«Con la nostra solidarietà possiamo far sentire la nostra vicinanza a lei e alla sua umana dimostrando loro che non sono sole», spiega la delegata dell’Oipa di Milano Francesca Collodoro nella nota diffusa. «Quando un invisibile chiama, siamo pronti a fare squadra per aiutare e, in tal caso, per salvare una vita».

Nena ha, dunque, davanti a sé la prospettiva di una seconda vita, grazie alla sua padrona e alle giuste cure ma tanti altri suoi simili sono meno fortunati di lei. L’animale, infatti, è emblema del dramma silenzioso che coinvolge molti umani coi loro amici cani. Anche per questo, dal 2018, è attivo il primo progetto di assistenza veterinaria e comportamentale gratuita per i cani dei senza fissa dimora di Milano. A disposizione un medico veterinario e un educatore cinofilo per le cure di base e le indicazioni del caso.

A ciò si aggiunge ora la richiesta da parte dell’OIPA rivolta alle istituzioni perché i centri di accoglienza in tutto il Paese vengano aperti anche ai clochard con cani. «Condizionare l’offerta di un letto e di una coperta sotto un tetto, o di un pasto caldo, all’abbandono del proprio cane fuori la struttura significa mettere a repentaglio anche la vita del cane», afferma il presidente Massimo Comparotto rivolgendosi agli enti di competenza.

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