Harry Potter, mantello dell'invisibilità esiste davvero purtroppo

Il mantello che rende invisibili esiste davvero. Ecco il video che ha fatto impazzire la Cina, scatenando ipotesi e polemiche

25 Gennaio 2024
Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Un mantello che rende invisibili e consente di nascondersi ovunque. Si tratta di uno dei gadget più famosi di Harry Potter, il sogno di tantissimi fan del maghetto, ma anche di molte persone comuni. Chi non ha mai desiderato, almeno una volta nella vita, di rendersi invisibile? Sino ad oggi nemmeno le più avanzate tecnologie hanno consentito agli scienziati di conquistare l’invisibilità, ma ci sarebbe una novità, purtroppo. Scriviamo purtroppo perché avrebbe a che fare con la guerra scatenata dalla Russia, invadendo l’Ucraina e che riguarda proprio un gadget tecnologico che garantirebbe l’invisibilità ai soldati.

Soldati invisibile con le tute mimetiche anti-infrarossi

L’azienda russa HiderX ha annunciato il lancio di tute mimetiche all’avanguardia, progettate per nascondere completamente le truppe di soldati dalle telecamere infrarosse. Queste tute promettono di rivoluzionare le strategie di mimetizzazione militare, tra l’altro con un peso contenuto di appena 350 grammi. Un combattente, infatti, porta tra i 40 e 70 kg di equipaggiamento, per cui l’obiettivo è poterla trasportare piegata nella tasca di un giubbotto, in modo da non essere di ingombro eccessivo.

Un portavoce di HiderX ha dichiarato alla Tass, l’agenzia di stampa russa, che l’obiettivo principale è la protezione delle persone, consentendo di mimetizzare efficacemente le forze armate russe dalle immagini termiche dei nemici. Nel filmato compaiono e scompaiono le figure di alcune persone statiche, che indossano il mantello invisibile, ma non è chiaro se la tuta sia in grado di schermare l’aumento della temperatura corporea durante gli sforzi fisici. I test della nuova tuta sono in corso, e l’azienda mira a renderla disponibile sul mercato entro la fine di gennaio, quindi ormai è questione di pochi giorni, anche se le forze speciali russe già le userebbero.

“Abbiamo imparato a mimetizzare un oggetto da una termocamera, i nostri prodotti vengono utilizzati con successo nelle forze speciali. Quando un soldato indossa una tuta mimetica, o un impermeabile mimetico è visibile, le telecamere termiche vedono la sua silhouette che luccica sugli schermi. Abbiamo lavorato per molto tempo per creare un prodotto che permettesse di sfocare la silhouette”, fanno sapere dall’azienda.  Il design prevede anche la possibilità di adattare la mimetizzazione a diversi tipi di terreno, permettendo agli utenti di mimetizzarsi in varie ambientazioni, come foreste, deserti o aree urbane.

L’ora della guerra invisibile

Non è la prima volta che si cerca di sfruttare la tecnologia per rendere invisibili i soldati alle telecamere termiche. Alcuni prototipi di giacche mimetiche termiche sono già stati sviluppati, ma HiderX sembra essere sulla strada giusta per superare le sfide e portare questa tecnologia in campo operativo. La Tass ha pubblicato un video dimostrativo delle tute mimetiche in azione, evidenziando il loro potenziale nel rendere le figure umane invisibili alle telecamere termiche.

Con il continuo progresso nella tecnologia mimetica, è possibile che il futuro della guerra invisibile stia prendendo forma, aprendo nuovi scenari e sfide etiche nell’utilizzo di tali dispositivi avanzati in situazioni di conflitto.

Come funzionano le giacche mimetiche

In realtà esistono già diverse giacche mimetiche termiche, la maggior parte sono prototipi. I gemelli Steve e Nick Tidball dentro il loro laboratorio nascosto a Londra hanno creato un giubbotto invisibile agli infrarossi, composto di strisce verticali grigio scuro, da 100 strati di grafene, il materiale più conduttivo e più costoso al mondo. Queste aggiunte permettono di essere invisibili, ma non ad occhio nudo, ovviamente, piuttosto alle telecamere a infrarossi, ma i due inventori sono convinti che il grafene, in futuro, possa essere usato anche per garantire invisibilità sullo spettro visibile.

Per quanto riguardo la HiderX, invece, “esistono molti metodi per mascherare una termocamera. La maggior parte si basa sull’isolamento termico, il problema è la sua efficacia a lungo termine. Noi usiamo un’altra tecnologia: la schermatura. La termoregolazione avviene in modo naturale grazie alla respirazione del tessuto”, ha affermato l’azienda.

Altri esperimenti dell’invisibilità: la Cina

In passato sono stati pubblicati sul web anche altri video, in cui si mostrava l’invisibilità, o presunta invisibilità, di una tuta. Si tratta di una clip in cui un uomo presenta un nuovo prodotto: un mantello dell’invisibilità dall’efficacia assicurata. Come funziona? Nel video un uomo cammina su un ponte in mezzo al verde, poi solleva un telo e improvvisamente scompare. Il filmato, che ad una prima occhiata sembra amatoriale, è stato inizialmente pubblicato su Weibo, il social network cinese ed in seguito è stato condiviso e commentato da ben 21 milioni di utenti.

Il mantello dell’invisibilità è divenuto un vero e proprio “caso” in Cina, tanto che il video è arrivato persino davanti a Chen Shiqu, il vice capo del Dipartimento di investigazione criminale del Ministero della pubblica sicurezza che, colpito dal prodotto, ha deciso di condividere il video. Nella clip si spiega che il mantello è realizzato con una “tecnologia quantistica” che consente di rendere invisibile qualsiasi corpo e che “potrebbe essere molto utile per i militari”, come commenta l’uomo presente nel video.

Solo dopo diversi giorni e quando il filmato è divenuto virale, si è scoperto che si trattava di una bufala. A realizzarla la casa di produzione Quantum, che ha svelato pubblicamente che si trattava di una messinscena e che l’uomo nella clip riusciva a sparire grazie agli effetti speciali cinematografici.

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