La differenza tra molto migliore e molto maggiore

Si può dire "molto maggiore"? La risposta dell'Accademia della Crusca

31 Marzo 2017
Fonte: Instagram

L’Accademia della Crusca da anni difende la correttezza della lingua italiana. Si tratta di un ente al quale bisogna rivolgersi quando si hanno dubbi grammaticali, quando non si conosce a pieno l’uso di un termine, la differenza fra due sinonimi o quando ancora si vuole introdurre un termine nuovo. Insomma, dal punto di vista linguistico l’Accademia della Crusca rappresenta una vera e propria autorità.

Col tempo l’Accademia della Crusca ha avviato un sito Internet. In questo portale web presenta se stessa, la sua storia, affronta varie tematiche e rilascia contatti affinché i lettori possano porgli delle domande. Qualche giorno fa diversi utenti si sono posti un problema relativo all’uso del quantificatore posto prima del comparativo in forma sintetica. In maniera semplice è stato espresso un dubbio relativo all’uso di molto precedente a migliore, maggiore e quant’altro.

La risposta

Secondo gli esperti dell’Accademia della Crusca termini, quali migliore, possono essere usati con i comparativi. L’espressione è considerata scorretta solo se viene associata ai relativi (“il migliore fra”).  “Molto” non può precedere “il maggiore di tutti” per fare un esempio. Nel caso in cui il comparativo sia di maggioranza invece la forma risulta corretta. “Sono molto più alto di te” non è una frase sbagliata dal punto di vista grammaticale.

Sostituire in questo caso molto più con molto maggiore non è scorretto. Lo diventa quando si presentano forme come “il più maggiore” etc. Si tratta di un inutile rafforzativo, scorretto dal punto di vista grammaticale.

L’Accademia della Crusca

In molti non conoscono bene l’Accademia della Crusca. Alcuni forse non ne hanno mai sentito parlare. Eppure il suo nome di recente è balzato alle cronache per la storia di Margherita Aurora e il suo “petaloso”. Si tratta di un’entità molto utile, ma anche estremamente esigente.

Se da un lato tende a piegarsi all’evoluzione linguistica dei nostri tempi, anche perché tra i suoi compiti c’è di sicuro anche quello di captare il cambiamento del vocabolario italiano, dall’altra sa creare scalpore, quando si scaglia contro pessime abitudini o contro personaggio noti dello spettacolo, come è accaduto, qualche tempo fa, a Fabio Rovazzi, divenuto celebre con la sua “Andiamo a comandare”.

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