Le casse automatiche dei supermercati spingono la nostra mente a rubare

Le casse automatiche nei supermercati esercitano un'influenza che talvolta porta a cedere alla tentazione del furto. Scopri i motivi.

15 Agosto 2023
Fonte: 123RF

Nella frenesia della vita moderna moderna, le casse automatiche dei supermercati sono diventate una costante presenza, sollevando un’ombra di ambivalenza nei consumatori.

Mentre alcuni cercano sempre la rapidità e l’efficienza di un addetto di cassa che sfiori velocemente gli oggetti attraverso il lettore di codici a barre, altri optano per l’indipendenza apparente del self-service, seppur a costo di tentativi che non sempre vanno a buon fine quando si prova a far leggere gli articoli uno alla volta dalle macchine.

Eppure, dietro queste decisioni quotidiane e queste sfumature di comodità, si cela un aspetto meno discusso, ma altrettanto rilevante: l’influenza che le casse automatiche possono avere sulla nostra psicologia. L’Università di Leicester ha dedicato uno sguardo attento a questo fenomeno, scovando una scoperta sconvolgente che solleva interrogativi profondi sulla relazione tra l’uomo e la tecnologia di oggi.

In questo articolo, esploreremo gli angoli nascosti di questa interazione, gettando luce su come le casse automatiche non solo semplificano il processo di pagamento, ma plasmano anche le nostre tendenze e decisioni in modi che forse non avremmo mai immaginato.

Supermercato, perchè le casse automatiche ci spingono a rubare?

Gli indizi non mentono: le statistiche rivelano una realtà inquietante nei negozi dotati di casse automatiche, che affrontano tassi di furto del doppio rispetto a quelli con cassieri umani. Questo non è dovuto a una mancanza di sforzi in termini di sicurezza, dato che molti negozi implementano telecamere a circuito chiuso e persino l’impiego di guardie di sicurezza, se le dimensioni del negozio lo giustificano.

Tuttavia, l’effetto non si manifesta come un vizio dei “soliti sospetti”: non è soltanto una tendenza dei ladri abituali a sfruttare l’assenza di personale per rubare bottiglie o rasoi nascondendoseli nei pantaloni. La rivelazione che ha sorpreso gli studiosi è che il contributo principale a questa percentuale di furti elevata è da attribuire ai clienti regolari, che in un contesto normale sarebbero considerati come esempi di onestà. Il loro comportamento può infatti cambiare in seguito all’implementazione delle casse automatiche.

Le interviste con il personale e i manager dei negozi, parte integrante dello studio, hanno rivelato un pattern interessante: i clienti in precedenza esemplari di correttezza hanno cominciato ad adottare comportamenti che li portavano a sottrarre piccoli oggetti senza passarli attraverso le casse automatiche. La dimenticanza si è dimostrata un fattore critico: spesso, per mancanza di abitudine, i clienti mettevano oggetti nel carrello senza considerare la necessità di scannerizzare l’etichetta.

Ma il problema più profondo emerge dalla modalità di shopping stessa: l’assenza di interazione umana durante la transazione spinge molti a percepire il furto come un atto meno grave. La minaccia del rischio sembra attenuata, e il senso di colpa associato al rubare a una persona scompare.

Considerando poi che la scusa “mi sono dimenticato di scannerizzare questo prodotto” è logicamente accettabile, si capisce come questo sistema automatizzato incoraggi molte persone a commettere reati che altrimenti avrebbero scrupolosamente evitato.

Insomma, la mancanza di interazione umana sembra attenuare l’idea del furto, e il confine tra ciò che è permesso e ciò che è vietato diventa sfumato, amplificando la tentazione nel processo.

I modi in cui i clienti ‘fregano’ le casse automatiche

L’ingegno umano sembra non avere limiti quando si tratta di trovare modi creativi per aggirare le casse automatiche. Dall’osservazione delle tendenze emergenti, emergono diverse tattiche che i clienti utilizzano per “fregare” il sistema, spingendo i limiti dell’etica e della legalità.

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Un approccio subdolo consiste nel non pagare per un prodotto, inserendolo abilmente in un sacchetto meno costoso. Questa strategia si basa sull’uso dell’inganno visivo: un esempio lampante è inserire prodotti costosi, come il pesce surgelato, all’interno di un sacchetto destinato a cipolle o altri articoli dal prezzo inferiore. Questa mossa sfrutta la mancanza di controllo visivo che le casse automatiche offrono, cercando di sfuggire alla lettura accurata dei codici a barre.

Un altro stratagemma utilizzato è l’arte di camuffare un oggetto all’interno di un altro, giocando con le aspettative. È un’azione che va oltre l’inganno visivo, nascondendo l’oggetto da rubare all’interno di un prodotto diverso. Ad esempio, un panino può essere abilmente celato all’interno delle pagine di una rivista o tra gli strati di un prodotto confezionato, sfuggendo così alla rilevazione della cassa automatica.

Un ulteriore stratagemma impiega la sostituzione delle etichette. In questo caso, i clienti ritagliano un’etichetta di sconto da un prodotto e la applicano a un oggetto simile ma non in sconto. Ad esempio, mettendo quella di un’insalata preconfezionata in scadenza su una fresca e magari contenente prodotti più costosi, come pollo o avocado… Questo gioco con le etichette mira a trarre vantaggio dalle lacune nel sistema di verifica delle casse automatiche, sperando che l’errore di valutazione dell’etichetta porti a un pagamento ridotto.

Chi ruba al supermercato cosa rischia?

Nel tentativo di ottenere qualcosa apparentemente senza sforzo, il gesto del furto può sembrare quasi banale: un oggetto afferrato furtivamente, nascosto in tasca o nella borsa. Tuttavia, questa apparente semplicità trova riscontro in una risposta legale ben più rigida, persino per oggetti dal valore irrisorio. Ai confini tra questa semplicità e le conseguenze legali si staglia una realtà punitiva che non deve essere sottovalutata.

Ai sensi della legge, il furto commesso all’interno di un supermercato costituisce un caso di “furto aggravato dall’esposizione alla pubblica fede“. Ciò significa che coloro che compiono furti all’interno di supermercati, grandi magazzini o negozi simili sono soggetti a punizioni più severe rispetto al “furto semplice“, ovvero quello che avviene senza l’uso di strategie ingannevoli o astuzie.

La pena prevista per il furto in un supermercato è una reclusione che varia da due a sei anni, accompagnata da una multa che oscilla tra i 927 e i 1.500 euro. Queste misure legali riflettono la serietà con cui la legge affronta il problema dei furti all’interno dei luoghi di vendita, come i supermercati, considerando il taccheggio un reato di una certa gravità.

Va notato che il furto in supermercato è soggetto a procedimento d’ufficio, il che significa che chiunque, anche una persona che casualmente assiste al reato, ha il diritto di presentare denuncia. In questo modo, la comunità e le autorità sono chiamate a cooperare per prevenire e perseguire questi gesti.

Secondo l’orientamento della Corte di Cassazione, infine, se un individuo viene sorpreso alla cassa mentre sta nascondendo prodotti prelevati dagli scaffali del supermercato, il reato è considerato un tentato furto. In altre parole, se il colpevole non riesce a fuggire con la merce rubata, l’accusa sarà per tentato furto anziché furto consumato. Questo può comportare una riduzione della pena finale, da un terzo a due terzi, come conseguenza della circostanza che il furto non sia stato portato a termine.

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