Addobbi natalizi, se vedi come vengono fatti non li comprerai più

Dietro le luci scintillanti delle feste si nasconde una storia oscura. Da Yiwu, la "fabbrica del Natale" arriva una verità sconvolgente. Scopriamola.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Ti sei mai chiesto da dove provengono tutte quelle decorazioni natalizie che abbondano nei negozi durante le festività e che tutti ci affolliamo ad acquistare nel periodo pre-natalizio? Con ogni probabilità non ti stupirai nello scoprire che la maggior parte di esse proviene dalla Cina, e in particolare da Yiwu, un villaggio situato nella provincia orientale di Zhejiang, noto ormai come il “Villaggio di Natale” cinese. Quello che però forse non sai è in che maniera vengono prodotte queste decorazioni e per quale motivo, nel momento in cui lo scoprirai, forse ti passerà la voglia di comprarle.

Il cuore di Yiwu, il “Villaggio di Natale” cinese che produce quasi tutti gli addobbi del mondo

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Ogni anno, la città di Yiwu – con le sue oltre 600 fabbriche specializzate – esporta più di 20.000 tipi diversi di articoli natalizi in oltre 100 paesi e regioni. I dati doganali indicano che, da gennaio a luglio, le esportazioni di prodotti natalizi di Yiwu hanno totalizzato 1,75 miliardi di yuan (circa 251 milioni di dollari). Così, questa città cinese si afferma come il principale centro di distribuzione globale per prodotti natalizi, da cappellini e cerchietti a palline, fiori, alberi di Natale, sacchetti, luci e molto altro.

Ma quale impatto ha questo enorme mercato e quali sono le condizioni dei lavoratori? È estremamente cruciale ribadirlo: si tratta di un luogo dove le persone lavorano senza sosta, a contatto con sostanze tossiche e in alcuni casi con stipendi da fame.

La realtà nascosta dietro la “fabbrica di Natale”

Il Global Times, l’organo del Partito Comunista Cinese, ne parla in maniera positiva, sottolineando che da metà agosto, i dipendenti delle fabbriche di Yiwu lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per consegnare le merci in tempo per Natale. Tuttavia, dietro questo ritmo serrato si nasconde una realtà cupa e scomoda perché i lavoratori, spesso migranti arrivati in Cina per fuggire dalla fame, vivono e lavorano in condizioni estremamente precarie.

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Condizioni di Lavoro nelle fabbriche cinesi: permane un velo oscuro

Le precarie condizioni degli operai delle fabbriche cinesi sono state messe nero su bianco da un’inchiesta del The Guardian di qualche anno fa, ma probabilmente da allora niente (o troppo poco) è cambiato.

Nelle immense fabbriche di Yiwu, le persone lavorano 12 ore al giorno per uno stipendio veramente basso, e alcuni non sanno neanche cosa sia il Natale. Queste persone vivono tutta la loro giornata in fabbrica, dato che spesso dimorano in affollati dormitori all’interno delle strutture.

Inoltre, molti di loro indossano di frequente le mascherine, ma non per evitare il coronavirus, quanto piuttosto soprattutto per non respirare polveri, scarti tossici, vernici e residui di altri materiali, utilizzati per produrre le decorazioni.

Nel momento in cui ci troviamo a festeggiare una festa come il Natale, dunque, pensare alle condizioni in cui versano tantissimi lavoratori di tutto il mondo non può che risvegliare le nostre coscienze e farci chiedere se ne valga davvero la pena. Smettere di acquistare addobbi provenienti da fabbriche lager potrebbe essere il primo passo affinché tutto questo finisca.

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