La spada laser di Star Wars sarà realtà con questa scoperta

Un nuovo esperimento del Mit accende le speranze dei fan di "Star Wars": la spada laser potrebbe diventare realtà!

22 Febbraio 2018

Gli studiosi del celebre Mit hanno creato una nuova forma di luce che ci avvicina sempre di più alle mitiche spade laser. Come ben sappiamo infatti nella realtà le armi utilizzate in “Star Wars” non esistono. Da oggi però i fan della saga possono iniziare a sognare.

Nella ricerca pubblicata sulla rivista “Science” il team di fisici americani ha svelato di aver realizzato una nuova tipologia di luce che consente di unire tre fotoni e che potrebbe portare alla creazione di una spada laser di “Star Wars”. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, visto che queste particelle non interagiscono fra di loro come invece accade per la materia.

Lo studio è stato realizzato da Vladan Vuletic, fisico del MIT e  Mikhail Lukin, professore di Harvard, che insieme guidano il MIT-Harvard Center for Ultracold Atoms. Negli ultimi anni hanno analizzato la luce, studiando un modo per far interagire i fotoni.

Nel 2013 sono finalmente riusciti a creare una nuova forma di luce, unendo due fotoni. “Si possono combinare molecole di ossigeno per formare l’O2 e l’O3, ma non l’O4. Con alcune molecole, non si può formare neanche una molecola composta da tre particelle – ha spiegato Vuletic -. La questione è aperta: si possono aggiungere altri fotoni a una molecola per realizzare strutture sempre più ampie?”

Per fa interagire le particelle di luce Vuletic e Lukin hanno creato un ambiente in cui veniva emesso un raggio laser che attraversava una nube di atomi di rubidio a temperatura bassissima.

In seguito hanno scoperto che i protoni emergevano dalla nube sempre a gruppi di tre. Hanno così sviluppato una teoria secondo cui quando un fotone si trova su un atomo può creare una sorta di ibrido atomo-fotone detto polaritone. Quando raggiungono la nube gli atomi di rubidio si fermano, mentre i fotoni rimangono legati insieme e la attraversano.

Questo processo, che si svolge in un milionesimo di secondo, consente ai fotoni di interagire fra loro, quando ciò non accadrebbe mai nella realtà. “È una novità completa – hanno detto gli studiosi -, nel senso che, in certi casi, non sappiamo neanche cosa attenderci dal punto di vista qualitativo”.

“Se ottenessimo la repulsione dei fotoni – ha aggiunto Vuletic -, formerebbero un motivo regolare, come un cristallo di luce o succederebbe qualcos’altro? È un territorio davvero inesplorato.”

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