Fotografati per la prima volta i rarissimi gatti delle sabbie

Per la prima volta in Marocco sono stati fotografati i rarissimi gatti delle sabbie: ecco le immagini dolcissime

12 Ottobre 2017
Fonte: Twitter

Sono stati fotografati per la prima volta alcuni rarissimi gatti delle sabbie. Si tratta di un felino inafferrabile, così tanto che per molto tempo i ricercatori hanno temuto che si fosse estinto. L’avvistamento è avvenuto in Marocco, dove Gregory Breton e Alexander Sliwa si sono trovati faccia a faccia con il questi splendidi animali.

Era dal 2003 che Breton sperava di incontrarli e finalmente è riuscito nella sua impresa, dopo ore e giorni di appostamenti nel deserto del Nord Africa. Questi gatti hanno occhi grandi e zampe corte, il loro pelo è di un colore chiarissimo molto simile alla sabbia per consentirgli di mimetizzarsi. Sono molto agili e si muovono senza fare rumore. Non lasciano tracce né le carcasse degli animali di cui si nutrono. In più il loro miagolio è impercettibile.

Gregory Breton è il direttore di Panthera e per anni ha sperato di fotografare questi animali inafferrabili. La sua associazione infatti si occupa della conservazione di oltre 40 specie di gatti in tutto il mondo. Per anni ha attraversato il Sahara senza nessun risultato, sino a quando la sua insistenza non è stata premiata. Durante l’ultima spedizione in Marocco, verso le 2, lo studioso ha visto qualcosa muoversi fra le foglie. Si trattava di una famiglia di gatti delle sabbie: una mamma con i suoi cuccioli.

“Ero seduto sul tetto del mio Suv quando io e il mio autista abbiamo visto 3 paia di occhi – ha svelato -. Vicino ai cuccioli si trovava anche la madre, è stata un’emozione bellissima”.

Breton si è limitato a fotografare i felini, anche se avrebbe voluto seguirli per scoprire qualcosa di più. “Ci sono molti punti interrogativi su questa specie – ha raccontato -. Sono felini che viaggiano più di quello che pensavamo, ma non sappiamo ancora il perché. Come non è chiaro neanche il numero di esemplari che oggi vivono nei deserti. Questo è il primo passo di una ricerca più ampia, che ci aiuterà a proteggere la specie”.

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