Non dovresti mai piegare le fette di pizza. Ecco perché

A casa o al ristorante, ogni occasione è buona per mangiare una buona pizza, ma attenti a non piegare le fette: ecco perché

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C’è chi la mangia rigorosamente con le mani e chi invece usa coltello e forchetta: due scuole di pensiero contrapposte su come consumare la pizza che nulla tolgono al suo inimitabile sapore. Che si scelga la classica Margherita o una versione farcita (siete pro o contro l’ananas sulla pizza?) magari arricchita con mozzarella di bufala (senza commettere questo errore però), questo piatto tipico della tradizione italiana resta uno tra i più amati al mondo (ecco quelle maggiormente preferite dagli americani). Ma per essere certi di gustare bene ciò che ci viene servito, dovremmo usare alcune accortezza. Non c’è niente di più sbagliato, ad esempio, che piegare le fette di pizza prima di portarle in bocca.

Questo gesto, comunissimo tra gli amanti di questa pietanza, potrebbe infatti sminuire quel magico momento in cui il palato incontra i nostri ingredienti preferiti. Secondo Time Out, quando le fette di pizza, dopo essere tagliate, vengono piegate, c’è infatti il rischio che il condimento si mescoli, nascondendo i diversi sapori. Un mix di gusto che potrebbe privare il consumatore dell’esperienza di godere di ogni singolo gusto presenti sull’impasto.

Ma c’è anche un altro motivo che dovrebbe farci desistere dal piegare le fette di pizza. Questa modalità di consumare la pizza, infatti, ci induce a mangiarla più velocemente, addentando bocconi molto più grandi di quelli consigliati in una corretta alimentazione. Risultato? Dopo il pasto potremmo essere afflitti da un fastidioso senso di pesantezza e gonfiore (come quando versi nel modo sbagliato la birra nel bicchiere).

Dunque, che decidiate di mangiarla a casa (ecco le regole per trasportare la pizza in sicurezza comodamente in auto) o in pizzeria per una serata conviviale, fate attenzione a non piegare le fette di pizza. Un’accortezza che potrebbe non servire se ordinate la pizza da bere, ma questa è un’altra storia…

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