Vulcano Marsili: “Pericolo tsunami in Sicilia, Campania e Calabria”

Il vulcano Marsili si sta risvegliando e potrebbe provocare uno tsunami in grado di investire Sicilia, Campania e Calabria

19 Luglio 2023
Fonte: Facebook

Non è noto come il Vesuvio, silente da secoli, o come l’Etna la cui attività eruttiva è piuttosto continua, ed il suo nome è Marsili, un vulcano attivo e decisamente pericoloso. Secondo i geologi, infatti, una sua eruzione potrebbe provocare uno tsunami tale da investire almeno tre regioni italiane del Sud: Campania, Calabria e Sicilia. Se avvenisse un evento del genere, i danni che potrebbe provocare sarebbero inimmaginabili con un numeri di morti difficile da prevedere. Il Marsili è uno dei più grandi vulcani dell’area del Mediterraneo, che ogni tanto provoca qualche scossa di terremoto, che richiama l’attenzione dei media nei suoi confronti, mentre l’Istituto nazionale di geofisica monitora costantemente la sua attività silenziosa.

Marsili è situato nel Mar Tirreno e per via delle sue incredibili dimensioni, ovvero 70 km di lunghezza, 30 km di larghezza e 3000 metri di altezza se misurato a partire dal fondale, è il vulcano più esteso d’Europa. Si tratta dunque di gigantesco vulcano sottomarino,  situato nel Tirreno meridionale a 140 km a nord della Sicilia e 150 km ad ovest della Calabria. Questa vicinanza alle coste calabro-sicule lo rende un pericolo nel caso di una violenta eruzione e la conseguente scossa di terremoto la cui intensità potrebbe provocare uno tsunami, potenzialmente pericoloso per il sud Italia. Dal febbraio 2010 il CNR monitora le attività del vulcano tramite una nave oceanografica che ha valutato l’instabilità del Marsili e la sua elevata pericolosità.

Il vulcano Marsili si sta risvegliando?

Abbiamo detto che il Marsili è un vulcano sottomarino di grande estensione,  ma nonostante sia alto circa 3000 metri la vetta del cono vulcanico è ancora al di sotto del livello del mare, per circa 450 metri; ma se eruttasse, la lava accumulandosi, farebbe lentamente crescere il vulcano in altezza e col passare degli anni il cono vulcanico potrebbe anche emergere dalle acque del Mar Tirreno, creando così una nuova isola di origine vulcanica. Secondo i vulcanologi, il Marsili è uno stratovulcano che può generare eruzioni esplosive ed effusive, cioè un’eruzione non violenta durante la quale viene eruttata lava molto fluida.

Marsili è un vulcano estremamente attivo, che si trova in un’area marina, quella del Tirreno a sua volta molto attiva, infatti, nel Novembre 2017 è stata scoperta una catena di 15 vulcani sottomarini, di cui 7 totalmente nuovi, lunga 90 chilometri e larga 20. Secondo il geologo marino Salvatore Passaro molti di questi vulcani sottomarini sono stati attivi per un periodo di tempo molto esteso, tra i 300.000 e gli 800.000 anni.

Il Marsili, scoperto nei primi anni del 1900, è stato studiato con attenzione solo a partire dagli anni Duemila, infatti, fino a qualche anno fa si riteneva che l’attività del vulcano fosse iniziata 1 milione di anni fa e terminata circa 100.000 anni fa, ma in realtà diversi studi hanno smentito la tesi secondo cui sia un vulcano ormai estinto. Anzi. Una campagna di esplorazione condotta nel 2006 ha permesso di prelevare delle colonne di sedimento, in cui sono stati riconosciuti 2 depositi di cenere vulcanica, eruttata “recentemente” rispetto alla scala dei tempi geologici. L’ultima eruzione del Marsili sarebbe avvenuta in un periodo temporale tra 5000 e 3000 anni fa, motivo per cui il Marsili è da considerarsi quello che si chiama un vulcano quiesciente, non estinto, ma in grado di eruttare.

Dunque per rispondere alla domanda del paragrafo, il vulcano Marsili non si sta risvegliando, nel senso che non ci sono elementi che facciano pensare ad una sua imminente eruzione, ma è presente un’attività idrotermale attiva e le eruzioni vulcaniche più recenti sono state poco esplosive. Ma non si deve mai sottovalutare un vulcano.

Cosa succede se si sveglia il vulcano Marsili?

La speranza, ovviamente, è che non accada mai, ma secondo gli esperti il rischio vulcanico associato a eruzioni sottomarine è estremamente basso, visto che un’eruzione ad una profondità maggiore di 500 metri comporterebbe solo una deviazione temporanea delle rotte navali. Lo stesso si può dire dello tsunami collegato ad eruzioni del Marsili, anche se l’eruzione potrebbe comunque creare delle destabilizzazioni del terreno e frane indotte dalla risalita di chilometri cubi di magma.

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Questa modifica della struttura morfologica pare che non sia avvenuta negli ultimi 700 mila:  anni non vi sono evidenze morfologiche che questo sia avvenuto. “Sui fianchi del vulcano vi sono evidenze di franamenti estremamente localizzati e di spessori ridotti, i cosiddetti franamenti pellicolari, che, come noto, non producono tsunami. Questi fenomeni sono molto comuni sui fianchi dei vulcani, nelle zone sommerse vicine alla costa, e alle foci dei grandi fiumi”, ha spiegato l’esperto Guido Ventura, ricercatore dell’INGV e dell’IAMC.

Chiaro è che per una valutazione complessiva della stabilità dei fianchi del Marsili “è assolutamente prioritario effettuare una stima della stabilità dei versanti basata sui parametri fisici delle rocce coinvolte nel potenziale franamento, valutare il volume di roccia potenzialmente coinvolto, conoscerne le modalità di movimento lungo il pendio e, una volta noti tutti i parametri, verificare se il volume di roccia e la dinamica della possibile frana sottomarina sono compatibili con l’innesco di uno tsunami” ha aggiunto l’esperto, che ha sottolineato l’inserimento del Marsili nella lista dei vulcani italiani attivi, come Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari dalla Smithsonian Institution nell’ambito del Global Volcanism Program.

Tuttavia nel 2018 l’ex presidente della Provincia di Salerno ha avviato un’interrogazione parlamentare poiché la “presenza del più grande vulcano d’Europa sommerso proprio nelle acque del Tirreno rappresenta una minaccia forte che incombe sulle popolazioni. Non è possibile attendere gli eventi dormendo sogni tranquilli con un mostro che potrebbe generare morte e distruzione in qualsiasi momento“.

Vulcano Marsili e il rischio di tsunami per Sicilia, Calabria e Campania

Lo abbiamo detto, lo scenario di uno tsunami sembra irrealistico e gli esperti concordano nel dire che il rischio è molto basso, ma l’ipotesi non è mai del tutto da scartare vista la natura violenta del vulcano e la sua imprevedibilità, specie se un vulcano esplosivo possiede pareti sottili e una struttura instabile. È successo con il vulcano Krakatoa nel 2018 e lo stesso fenomeno, ma ben più catastrofico, avvenne con lo tsunami abbattutosi sulla baia di Lituya nel 1958.

Inoltre è ancora più improbabile che un collasso dell’edificio vulcanico e il conseguente tsunami possa essere innescato da un forte evento sismico poiché, per quanto il Tirreno sia comunque un’area attiva dal punto di vista sismico, qui i terremoti sono estremamente profondi. Inoltre i vulcanologi non ha trovato tracce di antichi tsunami innescati da attività esplosiva e quindi da collassi e frane, motivo per cui si è convinti che un’eruzione vulcanica sottomarina provochi solo il ribollire dell’acqua ed il galleggiamento del materiale vulcanico eruttato.

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