Supervulcano più pericoloso al mondo si trova proprio in Italia

Dalla Yellowstone Caldera agli imprevedibili Campi Flegrei in Italia, ecco i potenziali distruttori del nostro pianeta

27 Luglio 2023
Stefania Cicirello

Stefania Cicirello

Content Specialist

Content writer, video editor e fotografa, ha conseguito un Master in Digital & Social Media Marketing. Scrive articoli in ottica SEO e realizza contenuti per social media, con focus su Costume & Società, Moda e Bellezza.

I vulcani, maestosi e temibili, hanno affascinato e spaventato l’umanità per millenni. Tuttavia, esistono alcuni vulcani così devastanti e potenti da poter porre fine all’esistenza così come la conosciamo, e questi sono noti come supervulcani. Uno di loro si trova in Italia.

I supervulcani sono delle vere e proprie bombe a orologeria geologiche. Si trovano sparsi in diverse parti del mondo, spesso in regioni caratterizzate da linee di faglia e giunzioni volatili sotto la superficie terrestre. Se dovessero esplodere, l’impatto sarebbe catastrofico, con conseguenze a livello globale.

Il supervulcano in Italia

Uno dei supervulcani più prossimi all’Europa è il complesso dei Campi Flegrei, situato sotto la città di Napoli, in Italia. Questo supervulcano si è formato circa 39.000 anni fa ed è stato responsabile dell’eruzione più violenta degli ultimi 200.000 anni in Europa. Ciò che lo rende particolarmente preoccupante è il fatto che si trova nella regione vulcanica più densamente popolata al mondo, con ben tre milioni di persone che vivono nelle vicinanze. Gli scienziati hanno recentemente affermato che esiste una “possibilità realistica” che il supervulcano entri in eruzione nel prossimo futuro, un evento che avrebbe conseguenze devastanti per l’intera Europa.

Gli altri supervulcani pericolosi

Negli Stati Uniti si trova uno dei più famosi supervulcani al mondo, la Yellowstone Caldera, situata nello stato del Wyoming. Questo supervulcano ha un potenziale esplosivo tra i più alti, e la sua ultima eruzione risale a 700.000 anni fa. Se dovesse eruttare di nuovo, decine di migliaia di persone verrebbero uccise all’istante, mentre milioni di altre sarebbero colpite dagli effetti dell’eruzione. La cenere e i gas espulsi raggiungerebbero l’Europa, creando una nube di smog densa e oscura.

Sempre negli Stati Uniti, precisamente in California, si trova un altro supervulcano molto pericoloso: la Long Valley Caldera. Con un’enorme quantità di magma sotto la superficie, potrebbe generare un’eruzione di proporzioni paragonabili a quella avvenuta 767.000 anni fa, rilasciando nell’atmosfera oltre 140 miglia cubiche di materiale. La sua vicinanza a centri urbani popolati la rende una minaccia significativa.

Spostandoci invece in Indonesia, troviamo uno dei supervulcani più grandi della Terra, il Lago Toba. La sua ultima eruzione, avvenuta circa 74.000 anni fa, ha avuto un impatto globale, con un crollo delle temperature per dieci anni e copiosi depositi di cenere su vaste aree. Oggi, l’isola nel mezzo del lago si sta sollevando, suggerendo l’accumulo di magma sottostante e l’imminenza di potenziali eventi catastrofici.

Oltre a questi, ci sono molti altri supervulcani sparsi in diverse parti del mondo, ciascuno con il proprio potenziale distruttivo. Il rischio che uno di questi supervulcani entri in eruzione in futuro è difficile da prevedere con certezza, ma la loro presenza è una costante minaccia per l’esistenza dell’umanità.

Marsili, l’altro supervulcano pericoloso

Si chiama Marsili ed è un vulcano sottomarino che si trova nel Mar Tirreno. È tutto italiano, quindi, ed è il più esteso d’Europa. Ma è pericoloso in caso di eruzione? Il Marsili è un vulcano lungo circa 70 km e largo 30. È situato come detto nel Mar Tirreno, più precisamente a circa 80 km a nord-ovest da Stromboli. La cima è a circa 500 metri di profondità e nel suo complesso è alto più o meno 3 km.

Si sa poco di questo vulcano che è stato scoperto un centinaio di anni fa. Le ultime ricerche lo considerano attivo, con le ultime eruzioni che risalgono a un periodo tra i 7000 e i 3000 anni fa. A giudicare dai dati disponibili le passate eruzioni sono state caratterizzate da un basso indice di esplosività.

Tra gli studi più recenti c’è quello del 2021 pubblicato sulla rivista scientifica Bulletin of Volcanology. Esso suggerisce che il rischio vulcanico di un’eventuale eruzione del Marsili non è così alto come si pensa. Anche l’INGV fa sapere: “In caso di eruzione sottomarina a profondità di 500-1000 metri sul Marsili, l’unico segno in superficie sarebbe l’acqua che bolle legata al degassamento e galleggiamento di materiale vulcanico (pomici) che rimarrebbe in sospensione per alcune settimane. Il rischio associato a possibili eruzioni sottomarine è quindi estremamente basso, e un’eruzione a profondità maggiore di 500 metri comporterebbe probabilmente soltanto una deviazione temporanea delle rotte navali”.

A destare preoccupazione non sarebbe tanto l’eruzione, quanto l’eventuale innesco di una frana sottomarina che comunque, va detto, non comporterebbe per forza uno tsnumani. Nella peggiore delle ipotesi, se lo tsunami dovesse mai verificarsi potrebbe infrangersi sulle coste di Campania, Basilicata e Calabria nel giro di 20-30 min dal momento dell’innesco con onde dai 5 ai 20 metri d’altezza. Ma questo, come detto, è lo scenario peggiore che si può immaginare. Restando nel campo di ipotesi più verosimili invece si avrebbero onde di massimo 3-4 metri in Campania meridionale, 2-3 metri in Calabria e Sicilia, e 0,5-1 metro in Sardegna.

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