L'Uomo Gatto si racconta: "Sono come l'istrione di Aznavour"

Che cosa fa oggi l'Uomo Gatto? Lo racconta in un'intervista a superEva. Ecco Gabriele Sbattella, da campione di Sarabanda a cantante e giornalista.

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“La indovino con…”. Questa è la frase che ha reso celebre l’Uomo Gatto celebre concorrente di “Sarabanda”, il quiz televisivo sulla musica condotto da Enrico Papi. Terzo campione tra i più longevi del programma dopo Allegria e La Professora, tra il 2002 e il 2003 ha partecipato a 79 puntate senza però aggiudicarsi il montepremi finale.

Che cosa fa oggi l’Uomo Gatto, al secolo Gabriele Sbattella? Classe 1971, marchigiano doc di Sant’Elpidio a Mare, dopo l’esperienza di “Sarabanda”, ha proseguito la sua carriera istrionica (come ama definirla paragonandosi al protagonista di una canzone di Charles Aznavour) in tv e nel mondo dello spettacolo, ma non solo. Nel corso dell’intervista che ha rilasciato a superEva, ha raccontato come è cambiata la sua vita da quando il 12 novembre 2002 si è laureato campione a “Sarabanda”. Inoltre, non tutti sanno che da appassionato molto attento di musica, è diventato un cantante e ci ha svelato alcuni particolari del nuovo singolo che sta per uscire.

Abbiamo qua una vera e propria enciclopedia della musica.
Enciclopedia proprio no, più che altro un grande appassionato. Amo collezionare dischi 45 e 33 giri, non vado mai in giro senza il mio I-pod, quindi la musica fa parte della mia vita e delle mie giornate dalla mattina alla sera.

Cosa ne pensi degli artisti che oggi sono più in voga tra i più giovani?
Io sono del parere che debba essere dato lo spazio a tutti quanti. Posso dire che ci sono alcuni artisti che sono molto bravi e altri che cercano il loro momento di celebrità per poi sparire.

C’è qualche artista in particolare che ti piace e che segui?
Attualmente non sto seguendo un artista in particolare: io ascolto musica sui generis, ascoltando la radio, i miei cd durante i viaggi, qualche raccolta, qualche concerto dal vivo che ha fatto la storia della musica. Per esempio nel passato nel concerto di Simon & Garfunkel a Central Park nel 1981. Parlando di cose un po’ più recenti, possiamo dire il concerto di Vasco Rossi dello scorso anno a Modena.

Un curiosità, come facevi ad indovinare le canzoni con una sola nota? Non poteva essere uguale a migliaia di altre canzoni?
Sì, hai ragione: non dalla prima nota, ma dalle prime. Fai conto che comunque ascolto musica fin da quando ero piccolino, quindi è normale che quando hai una passione la vuoi sviluppare.
Ti dico la verità: non pensavo assolutamente di diventare campione a Sarabanda. Ho passato tutti e due i provini, uno normale e uno con gli autori, poi mi hanno chiamato dall’oggi al domani e mi sono trovato contro Max che era il campione in carica. Ho giocato contro di lui e ancora non riesco a credere che io abbia vinto. Non è stata una cosa che mi sono goduto moltissimo perché lui era molto amato dal pubblico e perché avevamo fatto il provino insieme. Mi sembrava di aver fatto uno sgarbo ad una persona che era stata molto gentile con me dandomi un passaggio per il centro di Roma e scambiando due chiacchiere.
Poi sono diventato campione, ma sapevo che sarebbe arrivata una persona, un campione o una campionessa, che mi avrebbe detronizzato, come effettivamente è stato. Chiaramente i campioni dei telequiz, ma non solo, non sono eterni e quindi è giusto che ogni tanto ci sia il ricambio. La gente si ricorda comunque di te con affetto, qualcuno ti critica per invidia o per partito preso. È giusto che ci siano le critiche perché non si può piacere a tutti, però se sono fatte in modo educato e costruttivo, a me stanno anche bene.

Hai più fan appassionati o hater invidiosi?
Ho molti più fan che hater.
L’hater secondo me è una persona frustrata che non è riuscita a realizzare qualcosa di concreto nella sua vita. E allora di professione cosa fa? Lui odia chi è riuscito a fare qualcosa meglio di lui, sfoga il suo odio verso chi ha avuto più bravura di lui e non fa altro che confermare quello che diceva Umberto Eco secondo il quale i social network danno la parola agli imbecilli. Ecco, aveva pienamente ragione.

Tu hai realizzato il tuo sogno diventando campione di Sarabanda e raggiungendo il successo?
Il mio sogno non era quello di avere successo. Io volevo andare in televisione a giocare una partita in un telequiz e ci sono andato. Volevo andare al 7×30 contro Max e ci sono arrivato. Poi quello che è venuto dopo, cioè il fatto di essere diventato campione e di avere avuto tantissime altre porte aperte non solo televisive, sono una sorta di filiazione di quanto ho seminato a Sarabanda. Con mio stupore e gioia, quello che ho raccolto da quanto ho seminato in questi tre mesi di 16 anni fa, sta continuando ancora e finché dura fa verdura, come si dice dalle nostre parti.

Ricordi il momento esatto in cui hai realizzato che la tua vita stava cambiando?
Sì, il momento in cui sono diventato campione a Sarabanda. È un momento bello. Per fare due paragoni, è come essere sbarcati sulla Luna o aver vinto la Coppa del Mondo.

E oggi chi è e che cosa fa Gabriele Sbattella?
Oggi Gabriele Sbattella continua a fare le serate quando lo chiamano. Per quello che riguarda la mia vita, adesso sto attraversando un periodo un po’ difficile dal punto di vista personale perché sto soffrendo per la fine della mia relazione che mi ha portato fuori dalla mia regione, le Marche, e dalla quale non mi sono ancora ripreso. Adesso sono libero e vorrei una ragazza o una donna che si innamorasse con sincerità di Gabriele senza giocare con i suoi sentimenti perché adesso moltissime persone, non solo donne ma anche uomini, giocano con i sentimenti del prossimo e non è per niente bello.
Per quanto riguarda la mia vita artistica, in questo momento mi sono messo a fare una delle cose più folli e divertenti: mi sono messo a cantare perché dopo aver indovinato le canzoni in televisione, dopo averle annunciato come speaker radiofonico in un paio di occasioni è venuto naturale anche farle.
Lo scorso anno ero a Sanremo DOC (un evento collaterale molto importante organizzato d Danilo Daita che è un mio carissimo amico) e ho incontrato il produttore David Marchetti che anni fa ha vinto Sanremo con Doppiamente Fragili con Anna Tatangelo. Lui mi ha proposto di fare una canzone, una cover di “Samba” di Don Backy. A me piacciono i ritmi sudamericani perché mettono allegria e questa in particolare mi piaceva perché era molto allegra.
Adesso, a giorni dovrei uscire con il mio secondo singolo. Sarà una sorpresa per tutti. Vi posso anticipare che nel videoclip mi vedrete con un look completamente diverso da quello con il quale siete abituati a vedermi. Voi mi conoscete con i capelli sparati, le camicie sgargianti, e cravatte colorate; mi vedrete con un look un po’ più cattivo.
Oltre alla bellissima esperienza di “Sarabanda” della quale ho dei bellissimi ricordi, non voglio assolutamente dimenticare l’esperienza di “Caduta libera” con Gerry Scotti dove sono diventato campione e ho vinto dei soldi.

Perché a “Sarabanda” non avevi vinto dei soldi, confermi?
Purtroppo a “Sarabanda” non ho vinto il montepremi, ma mi davano dei piccoli bonus per partita vinta. Invece “Caduta libera” è stata una piacevole sorpresa per me e per tutti. Non mi sarei mai immaginato di riuscire a confrontarmi a testa alta con campioni del calibro di Ferdinando Sallustio che sono dei cervelloni. Io mi chiedevo cosa avrei fatto, ma me la sono cavata e sono rimasti sorpresi tutti, compreso Gerry Scotti che ha detto che sarei potuto diventare campione anche in altri giochi di cultura generale.

Sei uscito dalla tua zona di comfort rappresentata delle canzoni.
Infatti, senza nulla togliere a “Sarabanda” che è il programma dove sono nato, andare nel programma di Gerry Scotti, sia come concorrente che come pubblici, è come salire sull’autobus della gita scolastica: c’è un’atmosfera divertente, festosa, rilassata. Poi c’è lui che è come lo vedi: ama divertirsi, è autoironico, è molto disponibile con il pubblico e riesce sempre a mantenere un buon rapporto con i suoi campioni e con i suoi concorrenti.

E il tuo personaggio ha vissuto un’evoluzione dall’Uomo Gatto di “Sarabanda” a Gabriele.
Era Gabriele che è andato a giocare in questa arena di “Caduta libera” con l’incubo di cadere di sotto se non avesse saputo rispondere alla domanda, però alla prima partita che ho giocato contro Sallustio dove mi sono anche difeso bene sono caduto su una domanda che non sapevo perché, ragazzi, non puoi sapere tutte le risposte. Fatto sta che mi hanno fatto tutti i complimenti perché non pensavano assolutamente che avrei fatto questa gran figura.
Allora ai redattori e agli autori ho detto di non chiamarmi più Uomo Gatto, ma di chiamarmi Rocky perché ho giocato con una gran combattività come Rocky nel primo incontro con Apollo Creed. Non ho avuto assolutamente paura del campione e me la sono giocata ad armi pari. Lui era molto più forte, ma nel quiz di “Caduta libera” io sono stato l’unico ad aggiudicarsi il montepremi, quindi di questo me ne posso vantare.

Molti personaggi televisivi ed attori hanno paura di legare il loro nome ad un personaggio in particolare. Tu hai avuto una trasformazione dall’Uomo Gatto.
Ero Gabriele e basta, un giocatore di telequiz che è andato a giocare in questa arena e se l’è giocata ad armi pari contro signori campioni. È vero che il personaggio dell’Uomo Gatto mi ha dato molto, ma nella vita non voglio fare il personaggio, voglio fare Gabriele. Sto cercando di fare altre cose, per esempio sono anche giornalista pubblicista. Ecco che sono riuscito a riciclare il mio personaggio, vuoi anche perché mi piace scrivere, vuoi anche perché so scrivere. Quindi, grazie all’aiuto di alcune persone (aiuto, non raccomandazione), sono riuscito ad ottenere il tesserino di giornalista pubblicista che ogni anno rinnovo.

Tra gli argomenti che tratti da giornalista c’è anche lo sport.
Nasco come giornalista sportivo. Ho all’attivo moltissime radiocronache e telecronache di calcio, di basket, di ciclismo. Poi, venendo da un gioco a premi basato sulla musica, arrivano anche articoli da scrivere sulle sette note. Scrivere di musica è stato bellissimo perché nel periodo che vivevo in Emilia (a Cento, provincia di Ferrara, che mi è rimasta molto nel cuore) ho collaborato con un quotidiano della zona e scrivevo volentieri recensioni di dischi di una casa indipendente di Ferrara oltre che di sport. Questa è stata una grandissima esperienza, non solo professionale ma anche di vita. La gente emiliana e i colleghi mi hanno sempre accolto a braccia aperte e continuano a farlo ogni volta che mi reco da quelle parti. Posso considerare l’Emilia la mia seconda casa. Io sono marchigiano e non rinnego le mie origini, però la mia seconda casa è ovviamente l’Emilia.

A proposito della tua passione sportiva. Ti ricordiamo come tifosissimo del Bayern Monaco e del Milan. Quest’anno hai avuto più soddisfazioni dalla Germania.
Il Bayern è partito male quest’anno perché hanno esonerato Ancelotti. Se devo dire la verità, se io fossi stato nella dirigenza dei bavaresi, non lo avrei esonerato ma gli avrei dato una possibile fino alla fine del girone di andata. Però, a dirti la verità, Jupp Heynckes è grande un allenatore: fa parte della generazione dei vecchi allenatori tedeschi che hanno vinto quel meraviglioso Campionato Mondiale del 1974.
Quella Nazionale e quei giocatori sono delle icone sacre per i tedeschi. Quel Mondiale, in cui ricordiamo tutti che l’Italia non fece una bella figura, fu per la Germania una boccata di ossigeno perché si era nel periodo del terrorismo, due anni prima c’era stato il terribile attentato dei Giochi di Monaco, la Germania era sotto gli occhi del mondo in maniera negativa, settimane prima di questi Mondiali si era dimesso il cancelliere Willy Brandt per fatti di spionaggio, c’erano state polemiche tra i giocatori, poi si è ricompattato tutto e alla fine sono arrivati a stringere la porta contro una formazione come era l’Olanda che quell’anno era semplicemente fenomenale. Per i tedeschi, gli atleti di quella Nazionale, da Beckenbauer agli altri, sono delle icone sacre intoccabili.

In questa intervista abbiamo spaziato su tanti argomenti e abbiamo scoperto alcuni aspetti nuovi su di te. Riusciresti descriverti con un paio di canzoni?
Una canzone che mi descrive, sarà perché mi piacciono alcuni suoi brani, è sicuramente “L’istrione” di Charles Aznavour. Per il fatto che faccio serate e che vado spesso in giro, mi rivedo nel testo di questa canzone. Un’altra canzone di Charles Aznavour che rispecchia il mio sentimento è “Ed io tra di voi” perché a volte mi sento non voluto tra la gente.

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