Fonte: Pixabay

Autovelox, chi usa Waze o Maps rischia più multe (e non lo sa)

Usare app per evitare i controlli può sembrare furbo, ma c’è un dettaglio che molti ignorano

Pubblicato:

Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Sei uno di quelli che si sente più tranquillo alla guida quando ha Waze o Google Maps attivi sul cruscotto? Forse è il momento di riconsiderare questa abitudine. Un recente studio europeo ha sollevato un paradosso sorprendente: chi fa affidamento costante sulle app di navigazione per evitare i controlli stradali rischia, in realtà, di ricevere più multe di chi guida senza alcun supporto digitale.

Cosa dice la legge italiana e i limiti delle app

Dal 2012, in Italia è vietato indicare in tempo reale la posizione esatta di autovelox mobili o posti di blocco. La normativa impone che le app segnalino soltanto “zone di pericolo”, cioè aree generiche in cui potrebbero esserci controlli. È consentito segnalare solo i radar fissi, purché siano già ufficialmente registrati e segnalati con cartelli.

Le app, quindi, si sono adeguate: Waze, Google Maps e simili non mostrano più la posizione precisa dei radar mobili, ma avvisano genericamente che si sta per entrare in una zona potenzialmente sorvegliata. Il problema? Questa segnalazione vaga non protegge davvero l’automobilista disattento.

Lo studio: più segnalazioni = più sanzioni

Un’indagine condotta nei Paesi Bassi e confermata da uno studio parallelo in Belgio ha rivelato un dato controintuitivo: tra gli uomini che usano regolarmente app come Waze, il 42% ha ricevuto almeno una multa. Tra chi non utilizza nessuna app, la percentuale scende drasticamente al 19%.

Questo perché le app, per quanto evolute, non sono infallibili. Il sistema si basa sulle segnalazioni degli utenti, che possono essere imprecise, tardive o del tutto assenti. Basta che nessuno segnali una pattuglia mobile, e l’autovelox colpisce senza preavviso.

La falsa sicurezza che distrae dalla strada

L’aspetto più preoccupante, però, non è l’inefficacia tecnica delle app, ma la sensazione di falsa sicurezza che inducono. Molti conducenti si rilassano troppo, credendo che l’app li avviserà sempre in tempo. Il risultato? Calano l’attenzione, ignorano i cartelli stradali, e finiscono per commettere infrazioni evitabili.

Inoltre, le app sono diventate così invadenti da generare stress: notifiche vocali continue, alert improvvisi (“Pericolo segnalato! Radar mobile!”), che in alcuni casi distraggono più di quanto aiutino. C’è chi sceglie di disattivarle, perdendo così la funzione per cui erano state installate.

E non dimentichiamo che oggi gli autovelox rilevano molto più della velocità: segnalano anche l’uso del cellulare, il mancato uso delle cinture, il superamento della linea continua. Insomma, non basta più rallentare: bisogna rispettare il codice in ogni momento.

Il consiglio? Usare il cervello, prima del navigatore

Le app di navigazione restano in ogni caso strumenti validi, ma solo se utilizzati con giudizio. Non sostituiscono l’attenzione, non garantiscono impunità, e non ti proteggono da errori di guida. Usarle per avere un’idea generale del traffico o per orientarsi può essere utile, ma affidarsi a loro per evitare le multe è una strategia fallimentare.

Il modo migliore per non incorrere in sanzioni resta, oggi come sempre, quello più semplice: rispettare i limiti, evitare comportamenti a rischio e guidare con le mani sul volante e attenzione sulla strada. La tecnologia può aiutare, ma non farà mai il lavoro che dovrebbe fare la nostra coscienza alla guida.

più popolari su facebook nelle ultime 24 ore

vedi tutti