I racconti della tradizione popolare ci tramandano che, con l’avanzare dei mesi autunnali, è buona regolare mettere in tasca una castagna matta come aiuto per prevenire il raffreddore… ma quanto c’è di vero in questa affermazione? Esiste qualche fondamento di verità o si tratta solo di una affascinante leggenda?

Andiamo con ordine e partiamo dalle fondamenta. La stagione autunnale è per forza di cose associata a temperature più basse e quindi al raffreddore o comunque alla possibilità di prendersi qualche lieve malanno. Nella stessa stagione, però, prospera e matura un frutto tanto amato dagli italiani: la castagna.

La tradizione contadina, a riguardo, ci racconta che molte persone utilizzavano un semplice trucchetto per combattere l’arrivo del raffreddore, senza mangiare direttamente la castagna. Anzi, la soluzione era molto più facile: mettersi una castagna in tasca.

Tra l’altro una castagna non commestibile perché, stando al dettato letterale della credenza popolare, quella in questione doveva essere una ‘castagna matta’, ovvero il frutto dell’albero dell’ippocastano.

Mettersela nella tasca della camicia o del cappotto e tenercela al sicuro per tutto l’autunno e l’inverno, aiuterebbe a evitare i malanni di stagione. Anzi, nelle versioni più moderne ci sono persone che la tengono in macchina o in borsa. Ma cosa c’è di vero in questo antico rimedio? E, soprattutto, funziona davvero?

Le castagne, in realtà, hanno molti benefici per il corpo umano. E le castagne matte, in particolare, vengono utilizzate per combattere il raffreddore e l’asma per i cavalli. Un metodo che però non funziona per gli esseri umani per i quali il frutto dell’ippocastano è completamente tossico e se ingerito può portare a conseguenze anche pericolose.

Il metodo, quindi, non funziona. O, meglio, possiamo affermare che funziona per chi ci crede davvero, essendo poco più di un mito, una leggenda popolare che riduce la castagna matta ad amuleto magico. Della serie ‘non è vero… ma ci credo!’