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Bonifici nel mirino del Fisco: anche le operazioni 'normali' possono far scattare controlli. Cosa non fare

Anche un trasferimento tra amici può mettere in allerta il Fisco: ecco quali bonifici rischiano di trasformarsi in un grattacapo

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Fare un bonifico può sembrare un gesto quotidiano, quasi banale: pagare l’affitto, restituire un prestito, aiutare un parente. Eppure, nell’epoca della tracciabilità totale, anche una semplice operazione bancaria può accendere i riflettori del Fisco. Oggi più che mai, l’Agenzia delle Entrate vigila su ogni flusso in entrata e in uscita dai conti correnti degli italiani. E, come spesso accade, il problema non sono solo le grandi cifre, ma anche i dettagli.

I controlli dell’Agenzia delle Entrate

Con strumenti di controllo sempre più sofisticati, l’Agenzia può rilevare automaticamente transazioni “anomale” e avviare accertamenti fiscali. Ed è qui che la maggior parte delle persone cade dal pero: molti non sanno che anche un bonifico tra amici o familiari, se non correttamente documentato, può essere considerato reddito imponibile. E in quel caso, tocca al cittadino dimostrare il contrario.

Questo principio si chiama “presunzione fiscale”: in pratica, ogni somma ricevuta viene automaticamente vista come un guadagno, a meno che non si dimostri – con prove certe – che si tratta di altro. Il semplice dire “me li ha prestati mio fratello” non basta. Serve documentazione con data certa, come una scrittura privata registrata o, in alcuni casi, persino un atto notarile.

I bonifici a rischio

Le situazioni più a rischio? I bonifici tra privati non giustificati, i regali in denaro, i prestiti senza contratto, le donazioni fuori dall’ambito familiare diretto. Anche un aiuto economico tra amici, se supera una certa soglia, può insospettire. La legge prevede infatti che le banche segnalino automaticamente all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) tutte le operazioni in entrata superiori a 5mila euro. Non è un controllo fiscale diretto, ma è un primo campanello d’allarme.

A rendere il tutto più delicato, c’è un ulteriore elemento: in Italia il segreto bancario è praticamente inesistente. L’Agenzia delle Entrate può ottenere dalle banche qualsiasi informazione su conti correnti, saldi, movimenti, intestatari. E non serve nemmeno un mandato. I dati vengono incrociati con quelli delle dichiarazioni dei redditi e, in caso di incongruenze, il sistema fa partire accertamenti.

Contanti e versamenti: a cosa fare attenzione

Attenzione anche al contante: sebbene i soldi fisici non siano controllati direttamente dall’Agenzia, prelievi o versamenti sopra i 10mila euro in un solo mese fanno scattare una segnalazione automatica per antiriciclaggio. E da lì, l’attenzione può spostarsi sulle transazioni elettroniche, comprese le carte e, appunto, i bonifici.

Cosa fare, allora, per evitare guai? Innanzitutto, evitare movimenti ambigui o privi di giustificazioni scritte. Se si presta o si riceve denaro, è bene mettere tutto nero su bianco, specificare nella causale il motivo del trasferimento e conservare copia di eventuali accordi. Anche nei rapporti tra parenti, meglio essere scrupolosi: le regole cambiano da caso a caso, e non tutto è “automaticamente esente”.

Infine, non sottovalutare il valore della trasparenza: nella gestione del denaro, oggi, la forma è sostanza. Anche un gesto gentile, come un regalo o un aiuto, può trasformarsi in un problema fiscale se non documentato nel modo giusto. In sintesi, non è il bonifico in sé a creare problemi, ma come e perché viene fatto. E quando si parla di Fisco, la leggerezza può costare cara.

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