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Un gigantesco "teschio" nel Sahara visto dallo spazio: la NASA svela il mistero inquietante

Un teschio gigante sembra essere comparso dal nulla al centro del deserto del Sahara: la NASA svela tutta la verità.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Il deserto del Sahara è uno dei posti della Terra più affascinanti che possano esistere ma, al contempo, è anche pieno di misteri e suggestioni che non sempre riescono ad essere spiegati razionalmente: è il caso di un enorme “teschio” ritrovato proprio nel bel mezzo del gigantesco deserto. Ma qual è la verità su questa inquietante presenza? Non ci resta che provare a scoprirlo insieme. Anche perché a fare chiarezza a riguardo è arrivata addirittura la NASA.

Il gigantesco “teschio” ritrovato nel deserto del Sahara

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Nel febbraio 2023, dalla Stazione Spaziale Internazionale è stata scattata un’immagine nel bel mezzo del deserto del Sahara che ha dell’inquietante: quello che dall’altro sembra un gigantesco teschio umano, con tanto di dettagli ossei, nel bel mezzo del deserto. L’immagine arriva dalla terra rocciosa terra rocciosa del Tibesti, nel nord del Ciad. E non ha potuto fare a meno di alimentare teorie più o meno fantasiose su quale sia la sua vera origine.

La verità sul teschio ritrovato nel Sahara

Per quanto inquietante, quell’immagine non è che frutto dell’opera incessante della natura: si tratta infatti della caldera vulcanica di Trou au Natron, un antico cratere che sembra fissare il cielo con occhi vuoti e orbite bianche.

La sua storia geologica è sicuramente affascinante, dato che quel cratere un tempo era sommerso e oggi è al centro di un ambiente completamente desertico. Quel che è certo è che il “teschio del Sahara” è un perfetto esempio di pareidolia, ovvero la tendenza della mente umana a vedere volti e forme familiari in oggetti o paesaggi casuali.

Com’è nato quel “teschio gigante” al centro del Sahara?

L’effetto ottico è impressionante, ma è frutto di migliaia di anni di processi chimici e vulcanici. La caldera del Trou au Natron è larga 8 chilometri e profonda circa 1.000 metri. Al suo interno, i coni di cenere vulcanica – neri e massicci – sembrano creare l’effetto degli occhi e del naso del teschio, mentre i depositi bianchi di natron vanno a formare la bocca e le guance.

Il natron, composto da sali alcalini come carbonato e bicarbonato di sodio, si è accumulato nel tempo a seguito dell’evaporazione di antiche acque minerali. La composizione chimica ha lasciato una crosta brillante e riflettente, visibile persino dallo spazio. A completare il quadro, le ombre proiettate dai bordi irregolari della caldera danno profondità ai tratti del “volto”. L’immagine scattata dalla NASA è stata talmente suggestiva da essere pubblicata anche l’anno scorso, ad Halloween, accendendo l’interesse di scienziati, appassionati e curiosi.

Circa 14.000 anni fa, durante un’epoca post-glaciale più umida, la caldera ospitava un profondissimo lago. Le analisi dei sedimenti hanno rivelato la presenza di alghe, molluschi e diatomee, segno di un ecosistema lacustre attivo e florido. Poi, con l’inaridimento del Sahara, l’acqua è scomparsa, lasciando dietro di sé solo sale, sabbia e silenzio.

Oggi, non ci resta che un paesaggio aspro che, però, è assolutamente pieno di vita. Le montagne del Tibesti sono ancora abitate da specie incredibilmente resistenti come sciacalli dorati, volpi del deserto e gazzelle, oltre a numerose specie di uccelli. Anche l’uomo è presente: i Toubou, popolazione nomade da secoli, continuano a vivere in quest’area in completa simbiosi con l’ambiente, sopravvivendo in condizioni estreme.

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