Fonte: Pixabay

Vuoi essere pagato da Google senza lavorare? Il motivo è geniale e le candidature sono aperte

Google assume e paga anche chi non svolge alcuna attività: una scelta che ha un motivo preciso e sorprendente.

Pubblicato:

Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Il mercato del lavoro sta vivendo la sua fase più surreale. Una volta cercavamo il “posto fisso”, oggi scorriamo annunci che parlano di mondi virtuali, assistenti AI, consulenti di chatbot, moderatori del metaverso. Eppure, anche in questo panorama già bizzarro, l’ultima novità di Google è riuscita a superare ogni immaginazione: un ruolo pagato… per non fare assolutamente niente.

Sembra uno scherzo, un titolo acchiappa-click. Invece è tutto vero: Google sta assumendo personale che continuerà a ricevere uno stipendio senza svolgere alcuna mansione. Ma il motivo dietro questa scelta, tutt’altro che folle, racconta molto del mondo dell’intelligenza artificiale e della feroce competizione che lo circonda.

Perché Google paga qualcuno per non lavorare

La risposta è semplice ma illuminante: per non farlo lavorare da un’altra parte. Nel settore dell’AI si combatte una guerra silenziosa, fatta di acquisizioni, offerte milionarie e contratti blindati. I grandi colossi – da Meta a OpenAI, passando per Google DeepMind – sanno perfettamente che i professionisti più brillanti non sono solo dipendenti: sono asset strategici. E perderli significa perdere competenze, idee, brevetti e spesso… un vantaggio competitivo decisivo.

Ecco perché Google ha messo in campo una strategia tanto inaspettata quanto efficace: accordi di non concorrenza pagati. Un ex dipendente, dopo aver lasciato DeepMind, non può lavorare per aziende rivali per un certo periodo, anche per un intero anno. In quel limbo non costruisce prodotti, non crea codice, non segue progetti. Rimane a casa, ufficialmente “in pausa professionale”. Ma lo stipendio continua ad arrivare, puntuale.
Non è un regalo né una gentile concessione. È una clausola vincolante. Un modo, più legale che romantico, per impedire a talenti preziosi di traghettare conoscenze sensibili verso competitors diretti.

Il lato oscuro dell’accordo

Raccontata così, la situazione può sembrare quasi idilliaca: essere pagati per dedicarsi a sé stessi, viaggiare, studiare, riposarsi. Ma chi lo ha vissuto davvero racconta una realtà molto diversa.

Nando de Freitas, ex ricercatore di DeepMind, avrebbe definito questi contratti “un abuso di potere”. Restare fuori dal settore AI per mesi significa perdere terreno in un ambito dove ogni settimana nasce un modello più potente, un algoritmo più avanzato, un nuovo tool rivoluzionario. È come essere costretti a fermarsi mentre il resto del mondo corre a 200 all’ora.

C’è poi la questione psicologica: non poter accettare offerte, non poter collaborare con startup innovative, non poter mettere in pratica ciò che si sa fare meglio. È una pausa imposta, non una vacanza. E per chi vive di creatività e ricerca, può diventare una vera forma di immobilità forzata.

L’effetto collaterale della corsa all’intelligenza artificiale

La mossa di Google racconta qualcosa di più grande: la battaglia globale per i cervelli dell’AI. Mentre Meta presenta Llama 4, OpenAI continua a spingere sui modelli multimodali e Google lancia Gemini 2.5 Pro, la guerra non si combatte solo sui prodotti, ma sulle persone che quei prodotti li costruiscono. Ogni ricercatore, ogni ingegnere, ogni esperto di machine learning è una risorsa da proteggere. È qui che nascono strategie come questa: trattenere i talenti non premiandoli con progetti straordinari, ma impedendo loro di portare innovazione altrove.

Oggi, quindi, si può essere pagati per non lavorare, ma questo non è sinonimo di libertà. È il rovescio della medaglia dell’AI economy: un settore talmente competitivo da ricorrere a metodi estremi pur di tenere vicini i migliori. Una dimostrazione di quanto la tecnologia corra, e di quanto le aziende siano disposte a tutto pur di non rimanere indietro.

Le candidature? Tecnicamente sì, esistono ruoli che prevedono clausole di questo tipo. Ma prima di immaginarsi un anno di relax stipendiato, conviene chiedersi se valga davvero la pena restare fermi mentre il futuro . letteralmente – si aggiorna ogni settimana.

più popolari su facebook nelle ultime 24 ore

vedi tutti