Fonte: ANSA

Le piramidi di Giza sono "la punta dell'iceberg" sopra le vaste "megastrutture nascoste"

Il Progetto Chefren parla di immense strutture artificiali nel sottosuolo di Giza individuate tramite tecnologia SAR. Ma mancano prove verificabili e la comunità scientifica resta scettica

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Sta circolando con la consueta viralità del web, la notizia della presunta scoperta di vaste strutture artificiali sotterranee sotto la piramide di Chefren, sull’altopiano di Giza, in Egitto. L’annuncio arriva dal cosiddetto Progetto Chefren, guidato da Corrado Malanga, Filippo Biondi, Armando Mei e Nicole Ciccolo, che ha immediatamente attirato l’attenzione di social network e siti sensazionalistici. Tuttavia, fin dalle prime ore successive alla diffusione, sono emersi numerosi dubbi di natura metodologica e scientifica.

Le affermazioni del Progetto Chefren

Durante una conferenza stampa, i membri del progetto hanno dichiarato di aver utilizzato una tecnologia radar, nota come SAR per analizzare il sottosuolo dell’altopiano di Giza. In base ai dati raccolti, il team sostiene di aver individuato nuove camere alla base della piramide di Chefren, collegate tra loro, insieme a strutture cilindriche verticali cave simili a pozzi, circondate da percorsi discendenti a spirale.

Secondo quanto affermato, queste strutture si estenderebbero fino ad almeno 648 metri di profondità, terminando in due grandi volumi cubici di circa 80 metri di lato, con ulteriori strutture artificiali ipotizzate addirittura a 2 chilometri sotto le piramidi egizie. Si tratta di dichiarazioni estremamente dettagliate e di grande impatto, che, se confermate, riscriverebbero radicalmente la storia dell’architettura dell’antico Egitto.

L’assenza di pubblicazioni scientifiche

Proprio per questo, la mancanza di documentazione scientifica verificabile rappresenta uno dei principali motivi di scetticismo. Il Progetto Chefren non risulta presente in alcun contesto accademico ufficiale, né compaiono riferimenti a esso in riviste scientifiche o database di settore. L’unica reale traccia online del progetto è riconducibile al canale YouTube di Nicole Ciccolo, noto per la diffusione di contenuti legati alla pseudoscienza e a temi ricorrenti come alieni e piramidi.

Nella conferenza stampa pubblicata in video non compare alcun link a studi scientifici o articoli peer-reviewed, bensì un IBAN per le donazioni. Al momento, l’unico articolo accademico firmato da alcuni degli autori risale al 2022 e riguarda però la Grande Piramide di Giza, non quella di Chefren, rendendo impossibile una valutazione indipendente dei risultati annunciati.

I limiti della tecnologia SAR

Un ulteriore elemento critico riguarda l’utilizzo della tecnologia SAR, generalmente impiegata per lo studio delle superfici e delle variazioni del terreno. Non è chiaro come questa tecnica possa fornire dati affidabili a centinaia di metri nel sottosuolo, né in che modo sia stata ottenuta una ricostruzione così precisa di presunte strutture profonde e complesse.

Questo aspetto contrasta con i risultati di precedenti ricerche condotte con metodologie riconosciute come la tomografia a muoni, una tecnica non invasiva considerata molto più adatta allo studio dell’interno delle piramidi. Altri progetti autorevoli hanno mostrato che, all’interno della piramide di Chefren, oltre alle camere già note, vi sarebbe solo roccia compatta.

Profili controversi e diffusione complottista

I dubbi aumentano ulteriormente analizzando il profilo di alcuni protagonisti del presunto studio. Corrado Malanga, ex ricercatore in chimica, è noto per la sua lunga e intensa attività nel campo dell’ufologia e per il sostegno a teorie estremamente controverse come i rapimenti alieni. Non sorprende quindi che la notizia sia stata ripresa con toni entusiastici non da testate scientifiche autorevoli, ma da siti e progetti che promuovono teorie del complotto.

Il giudizio dei debunker: prudenza prima di tutto

Alla luce di tutte queste criticità, diversi progetti di debunking italiani e internazionali, tra cui bufale.net e Snopes, concordano nel ritenere che non esistano al momento elementi sufficienti per validare le affermazioni del Progetto Chefren. In assenza di dati pubblicati, metodologie trasparenti e verifiche indipendenti, la presunta scoperta resta confinata nel campo delle ipotesi non dimostrate.

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