Sfinge di Giza non è solo opera dell’uomo: lo dice la fisica

Scopri l'enigma della Sfinge di Giza: il mistero millenario finalmente svelato! Facciamo luce su uno dei segreti più misteriosi del mondo antico.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

La Sfinge di Giza, maestosa ed enigmatica, incarna il cuore dell’antico Egitto e costituisce un’impresa monumentale senza pari, alimentando da sempre miti ed immagini di ogni tipo in chi la osserva. Con i suoi imponenti settantatré metri e mezzo di lunghezza per venti metri di altezza e diciannove di larghezza (con la testa che si innalza per altri quattro metri), questa statua rappresenta un’icona imponente che si staglia contro il cielo egiziano, catturando l’attenzione di chiunque vi si trovi davanti. Imponente nella sua maestosità, la Sfinge incarna la fusione unica tra la maestosità feroce di un leone e la saggezza umana, incorniciata dal tradizionale copricapo Nemes di un faraone.

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Sfinge di Giza è stata scolpita dall’uomo?

Una delle ultime tesi sulla Grande Sfinge di Giza, alza l’asticella del mistero, perché ci dice che la mano che l’ha costruita non appartiene all’uomo. Ed allora chi? Gli alieni, come da tempo sostengono i fanta-archeologi? Non è questo il caso, perché gli esperti di fisica della New York University hanno condotto una ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica, Physical Review Fluids, secondo ad averla scolpita sarebbe stato il vento, che con la sua azione erosiva ne avrebbe abbozzato la forma. Dopodiché sarebbero entrati in gioco gli egiziani che con i loro strumenti ne avrebbero forgiato la forma consacrata alla storia.

“I nostri risultati offrono una possibile spiegazione di come formazioni simili a quelle della Sfinge possano derivare dall’erosione”, afferma il fisico sperimentale Leif Ristroph, che ha coordinato lo studio. “I nostri esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che forme sorprendentemente simili a quelle della Sfinge possono in effetti provenire da materiali erosi da flussi veloci”.

L’idea è nata dall’osservazione dei cosiddetti yardang, le creste rocciose tipiche dei deserti, che si creano proprio con l’azione continua del vento, che in alcuni caso formano una silhouette che ricorda proprio un animale seduto, la Sfinge per l’appunto. I ricercatori, per dare valore alle loro ricerche, hanno provato a riprodurre in laboratorio la formazione del monumento, usando cumuli di argilla morbida con all’interno un materiale più duro e meno erodibile, un mix simile a quello che si sarebbe potuto trovare circa 4.500 anni fa.

Attraverso l’impiego di un potente getto d’acqua, simulante l’azione del vento, è stato possibile modellare questi blocchi in forme simili a quelle della Sfinge. Il materiale più robusto e resistente all’erosione ha contribuito a delineare la testa, il collo, le zampe e la schiena arcuata. Secondo Ristroph, leader dello studio, tali risultati potrebbero risultare utili anche per i geologi, poiché svelano i fattori che influenzano la formazione delle strutture rocciose. Le forme sorprendenti emergono dalla deviazione dei flussi intorno alle parti più dure o meno erodibili.

Sfinge di Giza, tutti i segreti legati alla statua egizia

La Sfinge di Giza, con il suo aspetto maestoso ed enigmatico, nonché con il suo passato ricco di mistero, è da sempre protagonista di numerose leggende e storie affascinanti. Uno dei racconti più celebri vuole che questa statua antica abbia custodito l’accesso alla città greca di Tebe, ponendo un enigma a tutti i viaggiatori che osavano avvicinarsi.

Un’epica leggenda risalente agli antichi greci racconta che Era o Ares abbiano inviato la Sfinge dalla lontana terra d’origine etiope a Tebe, in Grecia, dove pose a chiunque si avvicinasse il più celebre enigma della storia: “Quale creatura al mattino va su quattro gambe, a mezzogiorno su due, e la sera su tre; e più gambe ha, più debole è?“. Chi non riusciva a rispondere veniva strangolato e divorato, chi riusciva invece otteneva l’accesso alla città. La risposta vincente venne pronunciata da Edipo, che affermò che l’indovinello faceva riferimento all’uomo, il quale striscia a quattro zampe da bambino, cammina su due piedi da adulto e poi, nell’età avanzata, si appoggia a un bastone.

L’egittologo Henry Fischer attribuisce un significato divino alle forme della sfinge, sostenendo che raffiguri il volto di un re, in quanto rappresentante del “legame tra gli uomini e gli dei.” La Grande Sfinge di Giza, uno degli esempi più noti di questa forma, aveva probabilmente un significato simbolico come guardiana, posizionata all’ingresso della necropoli di Giza.

Sebbene non esistano prove che identifichino chi la Sfinge rappresenti, abbiamo qualche indicazione dalla storia. La Stele Sogno, eretta dal faraone Thutmose IV nel Nuovo Regno, associa la statua al faraone Khafra (noto anche come Chefren nell’ellenizzazione del nome), il quale avrebbe commissionato la sua costruzione durante la IV dinastia egizia (2723 a.C.-2563 a.C.).

Nel 2004, l’esperto di storia egizia Vassil Dobrev ha annunciato la scoperta di nuove prove emerse da un riesame di alcuni documenti storici che suggeriscono che la Grande Sfinge potrebbe essere stata creata per iniziativa del poco conosciuto Faraone Djedefre, fratellastro di Chefren e figlio di Cheope. Dobrev suggerisce che Djedefre l’abbia costruita a immagine di suo padre Cheope, identificandola con il dio del sole Ra, al fine di ristabilire il prestigio della loro dinastia.

L’ultimo segreto sulla Sfinge di Giza: nota del Ministero delle Antichità egiziano

Recentemente, il Ministero delle Antichità egiziano ha rilasciato una nota sorprendente che getta ulteriore luce sul mistero della Sfinge di Giza. Secondo il Ministero, la maestosa statua custodisce un “distintivo astronomico” che si manifesta in modo inequivocabile durante l’equinozio di primavera. Una prova tangibile di questa affermazione si è verificata proprio il 23 settembre di quest’anno, ultimo giorno d’estate, quando il Sole tramontò esattamente sulla spalla destra di questa monumentale struttura. Questo fenomeno straordinario si ripete regolarmente due volte all’anno, sia agli equinozi di primavera che di autunno.

Nonostante l’affascinante dichiarazione del Ministero, molti archeologi continuano a sostenere l’ipotesi che la posizione della Sfinge sia semplicemente il frutto del caso, una conseguenza dell’esistenza di una collinetta di calcare modellata poi nella forma attuale, dal corpo possente da leone e dalla testa umana. Tuttavia, la nota del Ministero delle Antichità egiziano respinge questa teoria, affermando che il recente fenomeno osservato durante il tramonto del 23 settembre smonta l’idea che gli antichi egizi abbiano scolpito la Sfinge da un affioramento roccioso casuale.

Si tratta di “una dimostrazione delle elevate conoscenze scientifiche del popolo egizio“, ha concluso il Ministro delle Antichità nel suo scritto, che solleva nuovi quesiti sulla vera natura e scopo di questo monumento millenario. Si tratta di un’opera dell’uomo o di un caso fortuito? Di sicuro si tratta di un altro degli altri misteri che la Sfinge di Giza nasconde.

Perché la Sfinge non ha più il naso?

Tutti sanno che la Sfinge di Giza ha il naso rotto, ma in pochi sanno veramente il perché. La sua storia, d’altronde, è stata oggetto di speculazioni e leggende per secoli.

Una delle teorie più diffuse attribuiva la responsabilità della sua distruzione agli artiglieri di Napoleone durante la campagna d’Egitto, che, si diceva, l’avessero utilizzata come oggetto di tiro al bersaglio durante le fasi di riposo, causandone il danneggiamento. Tuttavia, questa narrazione è stata ampiamente smentita e rappresenta un falso storico. In realtà, la storia del naso distrutto da Napoleone iniziò a circolare all’inizio del XX secolo, durante la Prima guerra mondiale, quando alcuni viaggiatori occidentali riferirono del naso mancante e ipotizzarono che il danno fosse stato causato dagli esplosivi. Fu in quel contesto che emerse l’idea che Napoleone fosse il responsabile, un’ipotesi che, sebbene priva di fondamento storico, divenne popolare, soprattutto tra i turisti. Anche perché le guide arabe del posto la cavalcarono, cominciando a raccontarla come verità assoluta… anche perché molto suggestiva.

Una bufala dura a morire tanto che c’è chi, spingendosi oltre, è arrivato a teorizzare che l’atto di vandalismo fosse un gesto di disprezzo nei confronti della cultura africana da parte del suprematismo bianco, sebbene le prove storiche contraddicano chiaramente questa versione. In realtà, Napoleone non solo non danneggiò mai la Sfinge, ma fu anche responsabile di avviare importanti studi scientifici sull’Antico Egitto. Come per il “furto della Gioconda”, la verità è che il povero Bonaparte non è colpevole di questo terribile crimine contro un’opera magistrale del patrimonio culturale dell’umanità.

La verità dietro la perdita del naso risale invece al 1378, quando il predicatore sufi Mohammed Sa’im al-Dahr, mosso dal desiderio di sfregiare un simbolo della religione pagana, distrusse il naso della Sfinge. Dopo di lui, altri seguaci perpetrarono atti di vandalismo, utilizzando anche la polvere da sparo, contribuendo ulteriormente al degrado dell’opera monumentale fino a tutto il diciottesimo secolo.

 

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