Quando pensiamo alle piramidi, è ovvio che la nostra immaginazione corra subito verso l’Egitto, specialmente alle piramidi di Giza… e quindi alle tombe dei faraoni e ai misteri del Nilo. È per questo che scoprire che l’Egitto non è il paese africano che ospita più piramidi al mondo può essere sicuramente sconcertante. Non bisogna andare molto lontano, però, sebbene sia un altro il paese africano che, lontano dai flussi turistici più battuti, ne conserva quasi tre volte quante l’Egitto, custodendo una storia affascinante e poco conosciuta. Andiamo a scoprire insieme qual è.
- L’Egitto non è il paese africano che ospita più piramidi
- Perché le piramidi sudanesi sono diverse rispetto a quelle egiziane?
- Le piramidi del Sudan sono un patrimonio minacciato e dimenticato
L’Egitto non è il paese africano che ospita più piramidi
Ormai lo avete capito: l’Egitto non è il paese africano che ospita più piramidi. Il primato appartiene invece al Sudan, che con le sue circa 284 piramidi supera di gran lunga le 118 dell’Egitto.
Si tratta principalmente delle piramidi nubiane, erette tra il VII secolo a.C. e il IV secolo d.C. dai sovrani del regno di Kush, un’antica civiltà che prosperò lungo il Nilo, nell’area oggi corrispondente al nord del Paese.
Perché le piramidi sudanesi sono diverse rispetto a quelle egiziane?
Le piramidi sudanesi, più slanciate e dalle basi più piccole rispetto a quelle egiziane, erano parte integrante dei rituali funerari destinati a re, regine e figure di alto rango.
La loro architettura, pur ispirata alle tecniche egizie del Nuovo Regno (XVI-XI secolo a.C.), presenta diversi tratti distintivi, come l’angolo di inclinazione più acuto, che le rende immediatamente riconoscibili.
Il sito più celebre è quello di Merowe, a circa 200 chilometri a nord di Khartoum, protetto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.
Qui un tempo si ergevano decine di piramidi perfettamente conservate, testimonianza della ricchezza e della raffinatezza culturale del regno kushita. Oltre a Merowe, il Sudan presenta altri complessi importanti ad Al-Kurru, Nuri e Jebel Barkal, anch’essi riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità.
Le piramidi del Sudan sono un patrimonio minacciato e dimenticato
Se un tempo le piramidi nubiane erano una meta ambita dai pochi viaggiatori che raggiungevano il Sudan, oggi la loro sopravvivenza è messa a rischio.
Il perenne stato di conflitto interno al Sudan e l’instabilità politica del Paese hanno reso difficili, se non impossibili, le operazioni di manutenzione e tutela di questo immenso patrimonio storico-culturale. Tanto che alcuni di questi monumenti, colpiti dall’erosione naturale e dal vento del deserto, si stanno lentamente deteriorando.
A Merowe, molte strutture portano i segni del tempo e dell’abbandono. In altre aree, come Jebel Barkal, alcuni templi resistono in buone condizioni, ma restano inaccessibili a causa della situazione di sicurezza. Questo stato di cose ha contribuito a far cadere nell’ombra il primato sudanese.
Eppure, dietro a questi monumenti c’è una storia che meriterebbe di essere raccontata e preservata: quella di un popolo che seppe coniugare la propria identità con le influenze di una potenza vicina, trasformandole in un linguaggio architettonico unico.
Le piramidi nubiane, con le loro sagome aguzze stagliate contro il cielo africano, restano custodi silenziose di un passato glorioso. Finché sopravviveranno, continueranno a parlare della grandezza di Kush e del legame indissolubile tra il Nilo e le civiltà che sulle sue sponde hanno scritto la storia.