Secondo alcuni scienziati internazionali, uno dei vulcani più pericolosi al mondo, situato proprio in Italia, sta dando segni sempre più evidenti di risveglio. La sua eruzione potrebbe avere conseguenze devastanti non solo a livello locale, ma anche globale. Stiamo parlando dei Campi Flegrei, il supervulcano che si estende nell’area occidentale di Napoli e che negli ultimi mesi è tornato al centro delle preoccupazioni della comunità scientifica.
- Un terremoto da record e migliaia di scosse minori
- Gas in aumento e magma sempre più vicino
- Milioni di persone a rischio
- Un pericolo globale, non solo italiano
- Gli studi più recenti: la crosta si sta incrinando
Un terremoto da record e migliaia di scosse minori
A maggio 2025, l’area dei Campi Flegrei è stata scossa da un terremoto di magnitudo 4.4: il più forte degli ultimi 40 anni. Ma non è stato un evento isolato. Negli ultimi sei mesi, l’area ha registrato oltre 3mila micro-scosse, una frequenza anomala che secondo gli esperti potrebbe indicare un progressivo accumulo di pressione nel sottosuolo.
Questi piccoli terremoti, noti anche come tremori vulcanici, potrebbero indebolire la crosta terrestre sopra la camera magmatica. Se la roccia dovesse cedere, la risalita del magma potrebbe avvenire con rapidità e violenza, mettendo in serio pericolo le popolazioni locali.
Gas in aumento e magma sempre più vicino
A rendere la situazione ancora più preoccupante è l’aumento delle emissioni di gas vulcanici, in particolare anidride carbonica (CO₂). L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha rilevato emissioni giornaliere comprese tra 4mila e 5mila tonnellate. Questo fenomeno è spesso associato alla risalita del magma, che rilascia gas man mano che si avvicina alla superficie.
Secondo i dati più recenti, la camera magmatica si troverebbe a pochi chilometri dalla crosta, un dato allarmante. Inoltre, le osservazioni del suolo mostrano un fenomeno di bradisismo, ovvero il sollevamento e l’abbassamento del terreno dovuto alla pressione interna. A Pozzuoli, il suolo è salito di circa 1,5 metri dal 2005.
Milioni di persone a rischio
La zona dei Campi Flegrei comprende città densamente popolate come Napoli e Pozzuoli, con oltre 4 milioni di residenti potenzialmente a rischio. In caso di eruzione, le conseguenze potrebbero essere drammatiche: colate di lava, nubi ardenti, crolli di edifici, interruzione di reti elettriche e idriche, oltre a gravi problemi alla viabilità. Le autorità del nostro Paese hanno già predisposto piani di evacuazione, ma resta il timore che, in caso di emergenza improvvisa, non vi sia abbastanza tempo per mettere in salvo tutti.
Un pericolo globale, non solo italiano
Ma il risveglio dei Campi Flegrei non è una minaccia circoscritta a noi e all’Italia. L’ultima grande eruzione risale a circa 40mila anni fa, un evento che alterò il clima globale e viene ritenuto responsabile di una vera e propria crisi ambientale planetaria.
Se un’eruzione simile si verificasse oggi, le ceneri vulcaniche potrebbero oscurare il cielo su gran parte d’Europa, bloccando il traffico aereo, danneggiando i raccolti e provocando un raffreddamento del clima a livello mondiale. Gli effetti sul cibo, sull’energia e sull’economia globale sarebbero difficilmente prevedibili, ma potenzialmente devastanti.
Gli studi più recenti: la crosta si sta incrinando
Un nuovo studio coordinato da Gianmarco Buono, dottorando all’Università Federico II di Napoli, ha analizzato la composizione dei gas rilasciati dal cratere della Solfatara. Il risultato? Circa l’80% di questi gas proviene direttamente dal magma, un chiaro segnale di attività in aumento. Inoltre, grazie a modelli meccanici usati in ingegneria strutturale, i ricercatori hanno scoperto che la crosta terrestre non si limita più a flettersi, ma inizia a mostrare segni di frattura, il preludio naturale a una possibile eruzione.
Sebbene non sia possibile prevedere con precisione se e quando i Campi Flegrei esploderanno, il messaggio della comunità scientifica è chiaro: non si tratta più di “se”, ma di “quando”, e l’intensificarsi dei segnali premonitori impone una vigilanza continua.