Le ore notturne del 21 settembre hanno portato con sé un risveglio brusco per la regione dei Campi Flegrei, situata tra la periferia occidentale di Napoli e la provincia circostante. Alle 00:54, il suolo ha tremato sotto i piedi dei residenti, mentre i sismografi dell’INGV registravano un evento sismico di notevole portata. Questo episodio, che ha avuto una profondità di 2.5 chilometri, si inserisce in un contesto di crescente agitazione nella zona, un vero e proprio sciame sismico. Tra le aree più colpite da questa scossa in particolare, si annoverano i quartieri di Bagnoli e Fuorigrotta, nonché la zona di Agnano.
- Terremoto Napoli e Campi Flegrei: l'allarme del vulcanologo
- Campi Flegrei: quali sono le probabilità di un’eruzione
- Convivere con il rischio dell’eruzione: cosa dice la scienza
- A quando risale l’ultima eruzione significativa ai Campi Flegrei?
A quanto pare, il nuovo terremoto a Napoli è legato in tutto e per tutto al bradisismo dei Campi Flegrei. Essi rappresentano una vasta area vulcanica famosa per la sua particolare struttura geologica denominata “caldera”, suscitano da sempre un grande interesse tra gli scienziati e la popolazione anche per i pericoli riguardanti la possibile imminenza di un’eruzione.
Questa regione si trova in Campania e comprende l’area che va dal Monte di Procida a Posillipo, con una porzione sottomarina che si estende nel Golfo di Pozzuoli. Nel corso degli ultimi 15.000 anni, questa zona vulcanica ha registrato oltre 70 eruzioni, generando una serie di formazioni vulcaniche, crateri e laghi vulcanici. La più recente di queste eruzioni risale addirittura al lontano 1538 e ha dato origine al vulcano Monte Nuovo.
Terremoto Napoli e Campi Flegrei: l’allarme del vulcanologo
Tuttavia, ciò che desta particolare preoccupazione è l’allarme recentemente lanciato da Giuseppe Mastrolorenzo, rinomato vulcanologo e primo ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Lo studioso ha gettato luce sulla pericolosa situazione che si sta sviluppando nei Campi Flegrei, una regione nota per la sua attività vulcanica.
“Da parte delle autorità si pone molto l’accento sul rischio sismico – spiega Mastrolorenzo – ma nei Campi flegrei la sismicità non è mai stata particolarmente violenta, mentre il problema vero riguarda il fatto che le scosse attuali possono essere già i precursori dell’eruzione, che potrebbe essere una supereruzione per energia decine di volte superiore a quella del 79 d. C. di Pompei“.
Il rischio, insomma, c’è ed “è grave che si dia per scontato che si riuscirà a prevedere l’eruzione addirittura con 72 ore di anticipo, una ipotesi molto ottimistica, quasi come se avessimo firmato un contratto con il vulcano. Invece viviamo su un sistema assai complesso, in cui la variazione anche di un solo parametro nel sottosuolo può innescare l’eruzione, magari un parametro che non riusciamo a misurare“.
Campi Flegrei: quali sono le probabilità di un’eruzione
Dal 2012, i Campi Flegrei hanno catturato la costante attenzione degli studiosi a causa dell’assegnazione dello stato di allerta gialla. Questo livello rappresenta una fase di cautela precedente ai livelli di allarme arancione e rosso, che indicano rispettivamente un preallarme e un allarme vero e proprio. È fondamentale notare che il livello di allerta non sempre coincide con un rischio immediato. Nonostante le diverse registrazioni di movimenti sismici e movimenti anomali nell’area, l’ipotesi di un’eruzione a lungo termine è stimata solo all’11%.
Per una migliore comprensione delle possibili conseguenze di un’eruzione, gli scienziati hanno classificato le eruzioni esplosive in varie categorie. Attualmente, vi è una probabilità stimata del 60% di una piccola eruzione esplosiva, mentre una media eruzione è probabile al 25% e una grande eruzione è prevista solo al 4%.
Tuttavia, è importante sottolineare che i sistemi di monitoraggio attuali non possono prevedere con precisione un’eruzione imminente, poiché le anomalie emergono solo all’ultimo momento.
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Convivere con il rischio dell’eruzione: cosa dice la scienza
Malgrado queste incertezze, la popolazione residente nell’area dei Campi Flegrei conosce da tempo l’importanza di coesistere con il rischio potenziale di un’eruzione. In questa prospettiva, la sorveglianza attenta dei segnali precursori e una preparazione adeguata diventano elementi di cruciale importanza.
Recentemente, uno studio condotto dall’Osservatorio Vesuviano in collaborazione con l’University College London ha portato nuove informazioni sulla situazione dell’area. Secondo i risultati emersi, la regione si sta avvicinando a una fase critica, ma rimane incerto se e quando si possa verificare un evento significativo.
Inoltre, è importante sottolineare che anche se si verificasse una rottura nella regione, questo non garantisce necessariamente l’insorgenza di un’eruzione vulcanica. Christopher Kilburn, il principale autore dello studio, ha affermato: “La nostra ricerca conferma che i Campi Flegrei stanno avvicinandosi a una rottura. Tuttavia, ciò non implica automaticamente l’inevitabilità di un’eruzione“.
A quando risale l’ultima eruzione significativa ai Campi Flegrei?
L’ultima eruzione significativa nell’area dei Campi Flegrei, tuttavia, risale a circa cinque secoli fa. Era il 1538 e diede origine al cono di Monte Nuovo. Da allora, l’attività vulcanica della zona è stata caratterizzata da fenomeni di bradisismo, ovvero un tipo di attività fumarolica ed idrotermale localizzata nell’area della Solfatara.
L’area flegrea è sempre stata caratterizzata da:
- numerose fumarole e acque termali, sfruttate fin dall’antichità per via delle loro proprietà;
- manifestazioni gassose che si verificano nell’area della Solfatara;
- acque termali nelle località di Agnano, Pozzuoli e Lucrino.